D’improvviso l’altro giorno mentre scorrevo i social mi è apparsa una visione alquanto strana. In un video c’era un tipo con la faccia truce, l’occhio grifagno, e soprattutto con in mano una pistola, brandita in direzione della webcam.
Dopo aver fatto il debito salto all’indietro, spaventato q.b. da questa immagine che si è materializzata sullo schermo del mio computer, ho avuto modo anche di ascoltare cosa questo signore avesse da dire. Il messaggio era semplice: c’è la crisi, dobbiamo fare qualcosa, e questo qualcosa è andare al supermercato a fare la spesa con la pistola in mano.
Mi sono detto: geniale. Questo signore è davvero un fulgido esempio di respons-abilità. Se lui sta male, è colpa del supermercato, mi pare ovvio. Anzi, siamo più precisi: se sta male, è colpa della cassiera del supermercato che si troverà piantato in faccia il revolver e che, io credo, non abbia la minima voglia di sperimentare se questo Passator Cortese dei tempi del Coronavirus sparerà davvero o meno.
Soprattutto, una soluzione del genere mi sembra molto vitale. Questo tipo di persone vorrebbe che “gli altri” risolvessero i “loro” problemi. E certamente si tratterà anche di problemi molto, molto seri. Ne sono sicuro: su di loro si è abbattuto tutto il campionario delle disgrazie, e ormai è troppo tardi per tutto e non ci si può fare niente.
Tipo, che so io, smetterla di pensare che il problema sono sempre gli altri, e che magari se comincio a far funzionare un attimo la testa non ho più bisogno di andare in giro a prendere il mondo a pistolettate. Tipo, che so ancora io, imparare qualcosa di nuovo, domandarsi di cosa il mondo può avere bisogno e darglielo con slancio e generosità, creando magari imprese miliardarie e posti di lavoro per noi e perché no anche per qualcun altro. Impegnarsi, crescere come persone e sapersi mettere in rete con il prossimo.
Mmmmmh naaaaaa. Troppo faticoso. Molto meglio il pistolone, da piantare in faccia a chi ti guarda dai social e alla cassiera del supermercato.