Secondo gli esperti, la nostra mente e il nostro cervello sono delle vere e proprie macchine per rispondere a delle domande. Ne deriva che, a seconda delle domande che ci facciamo, la nostra mente si focalizza su aspetti diversi della realtà.
Naturalmente, ci sono domande e domande: per esempio, cominciamo a chiederci in tono lamentoso: ma perché, perché capitano tutte a me? E’ evidente che come domanda non è molto potenziante. Il nostro cervello, prontamente, risponderà: succedono tutte a te perché sei uno sfigato. Converrete con me che in questo modo non si va da nessuna parte. O, per essere più precisi, si va generalmente dalla parte sbagliata, non vitale. Si tratta di domande che tendono a portarci ancora di più dentro la nebbia dell’incertezza, dell’imprecisione e soprattutto dell’impotenza.
Ci sono invece domande vitali, che ci aiutano ad ottenere risultati. E mio modesto avviso sono quelle che ci dovremmo fare più spesso. Sono le domande che ci fanno uscire dalla confusione, che precisano il più possibile gli aspetti della realtà che ci troviamo davanti. In generale, questo tipo di domande tendono a smontare gli aspetti della realtà che percepiamo come critici, a suddividerli in aspetti sempre più piccoli che possiamo gestire meglio.
Una delle mie domande preferite, quella che mi porta più risultati, è “Cosa posso fare?” A mio avviso, si tratta di una domanda potentissima, che ci porta a focalizzarci sulle soluzioni anziché sui problemi. Al suo interno troviamo infatti sia il verbo potere che un altro verbo molto interessante: fare. Prima di tutto, quindi, ci si focalizza sulla possibilità.
Per ogni questione infatti non c’è un’unica soluzione. In genere ce ne sono moltissime, potenzialmente infinite. Il verbo potere ha come principale effetto quello di allargare la nostra mente. Infatti, quando riteniamo di non avere soluzioni al nostro problema, principalmente accade perché la nostra mente si è ristretta, e si focalizza su un insieme ridotto di possibili soluzioni, quelle che non funzionano.
Usando il verbo potere, invece, usciamo dalla scatola e cominciamo a vedere soluzioni alternative, sempre più soluzioni alternative, fino a trovare quelle che funzionano, o comunque funzionano meglio di quelle di prima.
Quanto al verbo fare, ci porta dal mondo mentale a quello fisico. Attenzione, però. Non sempre il fare è fisico. Non sempre si tratta di manipolare oggetti. Anzi, molto spesso il fare si riferisce al cambiare qualcosa dentro di noi, piuttosto che fuori.
Infatti, quando troviamo una soluzione che possiamo definire creativa, la realtà “là fuori” è rimasta esattamente quello che era. Quello che cambia è la nostra percezione della realtà. Si tratta comunque di un’azione, sia pure a livello di pensiero, che certamente porterà a delle azioni fisiche, questa volta però molto più funzionali.
Una piccola nota a margine. Personalmente, trovo che anche questa domanda, pur potentissima, vada pronunciata o comunque pensata con il tono giusto. Vale a dire, un tono di certezza e, se vogliamo, se siamo credenti, di fede.
Se non lo siamo, possiamo comunque avere fede nel fatto che l’Universo è molto, molto grande, e che da qualche parte si trova sicuramente la risposta giusta alla nostra domanda. Trovare questa risposta è semplicemente questione di fede e di tempo. Con la fede che riduce il tempo necessario.