La citazione che precede è tratta da un volumetto che si intitola Yoga collettivo, un’antologia di scritti di Sri Aurobindo e Mère, ovvero Mirra Alfassa. Al di là della grandezza di questi due personaggi, possiamo tranquillamente considerare la frase anche senza sapere chi l’ha scritta. Personalmente, l’ho trovata molto, molto stimolante. E adesso mi permetto anche di spiegarvi perché.
E’ normalissimo per noi umani desiderare, ovvero tendere ad ottenere qualcosa. Se non avessimo avuto dentro questa spinta, probabilmente non saremmo neanche qui a parlarne, perché non ci saremmo neppure evoluti come specie. Detto questo, il desiderio, se supera certi limiti, può purtroppo portare all’infelicità e anche alla disperazione.
Questo si verifica nel momento in cui, per quanto ci mettiamo sforzo ed impegno, il nostro desiderio non si realizza. O, per essere più precisi, non si realizza nei tempi che noi ci aspettiamo. Già, perché in genere un desiderio è sempre destinato a realizzarsi. Può darsi però che i tempi per la sua realizzazione siano più lunghi di quelli che vorremmo.
Ecco allora che il nostro bambino interiore comincia ad agitarsi. Lui non ha pazienza, vede un giocattolo nella vetrina e lo vuole, subito. Il che non è negativo. Volere qualcosa è sano, è umano. Solo che, appunto, a volte non è possibile averlo subito.
I motivi possono essere molti, ma in generale si può dire che quando i nostri desideri non si realizzano subito – del tipo, voglio un panino, vado al bar e me lo compro – è perché dobbiamo imparare qualcosa. Se prima, e finché non, impariamo questo qualcosa, il desiderio non si realizzerà.
Davanti a questo fatto possiamo avere due reazioni diverse. Quella, appunto, del bambino, che comincia a frignare, petulante, finché magari il genitore, giusto per non impazzire, se appena può lo accontenta. Il che, tra parentesi, non sempre funziona. Oppure…
Oppure, possiamo imparare a desiderare in modo più funzionale. Prendere coscienza del fatto che, se il nostro desiderio non si sta realizzando nei tempi auspicati, è perché dobbiamo imparare qualcosa. Ecco che allora viene utilissima la citazione di cui sopra. Quando ci sentiamo smarriti perché sentiamo che la realizzazione dei nostri desideri sta tardando, possiamo desiderare Purezza, forza, luce, vastità e calma.
Tutto questo, in definitiva, altro non significa che desiderare di ampliare la nostra visuale, che probabilmente, se ci sentiamo ingabbiati e smarriti, si è ristretta un tantino. Desiderando la vastità, che è sempre disponibile, possiamo rimettere in prospettiva i diversi aspetti della nostra vita, e probabilmente capire qual è la prossima cosa da imparare.
Già, perché alla fine siamo qui per questo: per apprendere.