? – Il potere del punto interrogativo

Quando una convinzione è depotenziante, non etica, non vitale, può essere utile metterci dietro un punto interrogativo.

Per quanto mi riguarda, ultimamente mi trovo spesso davanti alla convinzione “non sono capace”. Si tratta di una delle convinzioni più deleterie in assoluto, in quanto ci impedisce di fare nuove esperienze, e di conseguenza di crescere come persone.

Occorre quindi mettere un bel punto di domanda. In questo modo il pensiero diventa “Sono incapace? Davvero?

Il solo fatto di mettere in dubbio questa idea ci porta già ad un altro livello di pensiero. Si attivano risorse che neanche sapevamo di avere. È esaltante rendersi conto di quanti problemi apparentemente insoluti si sbriciolano, letteralmente, quando mettiamo in campo questo segnetto piccolo ma potentissimo che è il punto interrogativo.

Contemplare la devastazione… e cominciare la ricostruzione

Ci sono momenti in cui, nonostante tutta la motivazione di questo mondo e di quell’altro, ci sentiamo devastati. Se dovessimo creare un’immagine visiva della nostra situazione, probabilmente ne verrebbe fuori quella di macerie dopo un terremoto o un bombardamento. E proprio questa immagine potrebbe costituire il primo passo per uscire dalla devastazione.

Già perché prima o poi il terremoto passa e la guerra finisce. I sopravvissuti hanno due scelte: soccombere al trauma o iniziare la ricostruzione.

Naturalmente, il mondo non è più quello di prima. Occorre valutare il nuovo scenario. Cosa non facile, perché l’abitudine ci porta in automatico a ricordare lo scenario vecchio, e a comportarci come se esistesse ancora. L’uomo dopotutto è – anche – un animale abitudinario. Squadra che vince non si cambia, e via discorrendo. Ed è giusto anche conservare un po’ le energia andando in automatico.

Ci sono però situazioni, come questa, in cui siamo chiamati, per così dire, a uscire dal seminato. La Devastazione, fisica o interiore che sia, è uno di questi momenti topici. Il nuovo scenario, per quanto sgradevole sia, ci invita, una volta elaborato il dolore, ad imparare e ad evolvere.