Nonostante tutto l’impegno e tutta la concentrazione e la buona volontà possibili, a volte capita di sbagliare. Ovvero, di fare qualcosa diversamente da come vorremmo noi o (più spesso) come vorrebbero gli altri.
Quando succede, cioè quando si “sbaglia”, e si notino le virgolette, subentra la vergogna. Ci sentiamo inadeguati, perché fin da quando abbiamo l’uso della ragione (e probabilmente anche prima) ci viene insegnato che sbagliare… è sbagliato. Anzi, peggio ancora: chi sbaglia è sbagliato.
Il piccolo problema è che noi appartenenti alla razza Homo Sapiens apprendiamo proprio sbagliando. Di conseguenza, associare all’errore un senso di vergogna e di inadeguatezza non è un’idea particolarmente geniale.
Eppure, la nostra società è tutta impostata sull’idea che non dobbiamo sbagliare mai. Questo ha almeno due conseguenze: 1.Viviamo una vita estremamente stressante 2. Non impariamo niente, e quindi non cresciamo mai.
La mia esperienza, dunque, dice che l’atteggiamento ottimale è quello di farsi influenzare il meno possibile dalla vergogna quando capita di “sbagliare” e approfittare il più possibile della lezione che il nostro “errore” ci insegna.