Quando si sbaglia

Nonostante tutto l’impegno e tutta la concentrazione e la buona volontà possibili, a volte capita di sbagliare. Ovvero, di fare qualcosa diversamente da come vorremmo noi o (più spesso) come vorrebbero gli altri.

Quando succede, cioè quando si “sbaglia”, e si notino le virgolette, subentra la vergogna. Ci sentiamo inadeguati, perché fin da quando abbiamo l’uso della ragione (e probabilmente anche prima) ci viene insegnato che sbagliare… è sbagliato. Anzi, peggio ancora: chi sbaglia è sbagliato.

Il piccolo problema è che noi appartenenti alla razza Homo Sapiens apprendiamo proprio sbagliando. Di conseguenza, associare all’errore un senso di vergogna e di inadeguatezza non è un’idea particolarmente geniale.

Eppure, la nostra società è tutta impostata sull’idea che non dobbiamo sbagliare mai. Questo ha almeno due conseguenze: 1.Viviamo una vita estremamente stressante 2. Non impariamo niente, e quindi non cresciamo mai.

La mia esperienza, dunque, dice che l’atteggiamento ottimale è quello di farsi influenzare il meno possibile dalla vergogna quando capita di “sbagliare” e approfittare il più possibile della lezione che il nostro “errore” ci insegna.

Dalla sfiga… alla sfida

Come cambiano le cose a volte cambiando semplicemente una lettera. Capita a volte che la vita ci sembri piena di ostacoli. Nel loro insieme questi ostacoli inducono in noi il senso di sfiga, ovvero di inadeguatezza. Il senso insomma di avere una matassa di problemi talmente intricata da non sapere quale sia la prossima mossa da fare per vedere di cominciare a sbrogliarla.

Non so come succede a voi, ma per me molto cambia quando, invece di vedere degli ostacoli, delle sfighe, comincio a vedere delle sfide. Ovvero, mi rendo conto che i cosiddetti “ostacoli” sono in effetti delle opportunità. Come degli esercizi  da palestra che la vita (l’universo) mi mette davanti affinché io cresca. Se supero l’ostacolo, cresco. Se non lo supero, ma ho imparato qualcosa, sono comunque cresciuto.

Perché, alla fine, sono sempre più convinto che il trucco stia proprio lì. Non si tratta  tanto di non avere alcun tipo di problema, ma di essere bravi a risolverli. Vivendo quindi a nostro agio tanto nella certezza quanto nell’incertezza. Anzi, se vogliamo essere precisi, direi che è meglio saper vivere nell’incertezza. In questo modo si risparmiano energie che possono servire per migliorare la qualità dei nostri pensieri e quindi dei nostri risultati.