Responsabilità

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All’apparenza si tratta di una parola veramente brutta. Quando ci dicono “sei responsabile”, in genere non si tratta di un complimento. Perché generalmente si associa “responsabilità” con “colpa”. Tuttavia, mentre “colpa” evoca qualcosa di irrimediabile, “responsabiltà” rimanda a qualcosa di diverso. Siamo respons-abili, cioè “capaci di rispondere”.

Può succederci qualunque cosa, ma la differenza la fa la nostra reazione all’evento.  Esiste infatti una distanza, un’intercapedine tra stimolo e risposta.  Gli animali rispondono sempre secondo l’istinto. Noi possiamo usare l’intelligenza. Se l’ambiente intorno ci è ostile, possiamo diventare ostili anche noi oppure decidere di non esserlo, contribuendo così a migliorarlo.

Con questo non voglio dire che improvvisamente tutto comincerà ad andarci bene. Ma di certo saremo più ricettivi alle buone occasioni, mentre se continuiamo a pensare di non essere responsabili finiremo per non vederle nemmeno se ci andassimo a sbattere. E finiremo per dare la “colpa” di quello che ci succede al “destino”.

Lettura consigliata: Stephen Covey, Le sette regole per avere successo (The 7 habits of highly effective people) – Sette abitudini che possono davvero aiutarti a cambiare la tua vita.

Film, “Il Tempo delle Mele”

A cura della Redazione Spettacoli
tempo_meleQuando si ripensa agli anni ’80 per motivi non meglio identificati si ha la sensazione di vedere un mondo felice, pieno di sentimenti belli e positività. Un quadro che non corrisponde alla realtà e che invece risente delle emozioni e dell’affetto che si prova per i film di quell’epoca, le canzoni, i personaggi e via di seguito.
Tra i cult generazionali dobbiamo annoverare necessariamente Il tempo delle mele, commedia di non eccelsa qualità, diretta da Claude Pinoteau, che però in pochissimo tempo è diventato un punto di riferimento per una generazione. Il motivo è presto spiegato: la storia di un’adolescente come tanti, la tredicenne Vic, che sboccia e si innamora di un suo compagno di scuola.
Aggiungiamo il confronto con due genitori “ingombranti”, vignettista lei, dentista fedifrago lui, che scongiurano la separazione, le amicizie e il rapporto con la simpaticissima nonna, un’arzilla signora che la sa lunga sulla vita e che diventa per Vic una sorta di stella polare.
In più, e non è un dettaglio secondario, la bellezza e la freschezza dell’esordiente Sophie Marceau hanno fatto il resto.
Quasi soverchiata dal ruolo che l’ha portata al successo, la Marceau si è saputa svincolare dall’immagine di eterna ragazzina, diventando sceneggiatrice e regista. In verità quando la si vede ancora oggi, e l’ultima uscita a Cannes 2015 dove ha partecipato in veste di giurata lo ha dimostrato, nei suoi occhi ‘è sempre quell’adolescente in crisi che balla un lento, stretta al suo amore, nel mezzo di una pista da ballo in cui tutti si scatenano a tempo di rock.

Perché molti non arrivano al successo

galilei1Molti non arrivano al successo perché, semplicemente, mollano. Anche chi scrive, per un certo periodo della sua vita, ha pensato che avere successo volesse dire che tutto quel che facevi andava alla grande, subito, senza intoppi. Sbagliato. Il successo si nasconde dietro lo sforzo, e per raggiungerlo bisogna, paradossalmente, abituarsi a fallire.

Il che non è semplice, in un mondo dove non devi fallire mai, e se fallisci vieni additato come l’ultimo degli imbecilli. Però pensiamoci. Come abbiamo imparato a camminare? Cadendo. Ad andare in bicicletta? Cadendo, e quindi fallendo. Come abbiamo imparato qualsiasi cosa? Come direbbe Galileo, provando e riprovando. Cioè? Fallendo.

Mi sorge il fiero dubbio che chi afferma di non fallire mai sia un tantino bugiardello. D’accordo, bisogna difendere la propria immagine, sempre per il motivo di cui sopra, che chi fallisce è un’idiota.

Però, se ciascuno di noi ripercorre la propria storia, si renderà certamente conto che di fallimenti ce ne sono stati parecchi. E che il modo migliore di utilizzarli è imparare qualcosa quando si fallisce. In questo modo, si arriverà al successo. Se invece ci facciamo schiacciare dal peso dei “fallimenti”, li usiamo come scusa per non fare, allora siamo veramente fregati.

Film, “Bianco, Rosso e Verdone”

Il film è disponibile su Amazon.it

verdone_bianco_rosso_e_verdoneIl 17 giugno del 1915 nasceva a Roma Elena Fabrizi, sorella del leggendario Aldo, cuoca sopraffina e straordinaria caratterista del nostro cinema, un concentrato di romanità verace e sanguigna che un regista come Carlo Verdone ha saputo esaltare come nessun altro.
Dopo il folgorante debutto in Un sacco bello, Verdone torna dietro alla macchina nel 1981 con Bianco, rosso e Verdone, un’altra commedia corale incentrata sulle sue maschere preferite e su un’Italia alla costante ricerca di se stessa. Delle tre storie, quella di Mimmo, sbarbatello romano che deve ancora diventare adulto, di Pasquale, emigrante e per amore, e di Furio, letale e logorroica macchina da guerra,  la prima è senza dubbio la più tenera e amara.
A far da contraltare al timidissimo ragazzone che si spaventa alla visione di una donna nuda, c’è di contro una nonna energica e un po’ rompiscatole a cui Elena Fabrizi dà corpo e anima in maniera prodigiosa. I battibecchi fra i due sono clamorosamente divertenti e si chiudono quasi sempre con una chiosa volgare, ma essenziale, della simpatica signora; una generosa matrona che bacchetta quel nipote troppo tonto, ma che vorrebbe per lui un futuro felice, magari al fianco di una ragazza innamorata. La sua vita si spegnerà nella tristezza di una cabina elettorale e mentre al seggio si litiga per il voto della battagliera e comunista Teresa, Mimmo piange tutte le sue lacrime.
Di Furio poco c’è da dire, è una delle creazioni più amate di Verdone che in lui ha riversato molti dei suoi tic e delle sue paure (germii, malattie, etc…), più interessante la figura del povero Amitrano, trasportatore lucano finito in Germania a causa di una giunonica bionda che cucina salsicce a colazione, perso e senza identità in una nazione che sembra volerlo respingere in tutti i modi. E’ sua l’ultima battuta del film. Epocale.
A cura della Redazione Spettacoli

Uk, stagista 15enne scopre un nuovo pianeta

TelescopioUn giovane stagista della Keele University, il 15enne Tom Wagg, ha individuato un nuovo pianeta quando ha notato l’oscuramento di un punto luminoso di una stella.  Il pianeta è stato chiamato WASP-142b ed è distante 1000 anni luce dalla Terra; presenta le stesse dimensioni di Giove ed orbita attorno alla propria stella in soli due giorni. Grazie a questa scoperta, il ragazzo ha ricevuto dall’Università tutta la strumentazione necessaria per verificare che si tratti realmente di un pianeta.

Cinque semplici regole per la felicità

Ten Commandments written on stone tablets in Hebrew

Di ricette per la felicità ce ne sono molte, e per noi studiosi di questa materia sono tutte spunto di riflessione. Oggi parliamo di quella del professor Paul Dolan, docente alla London School of Economics. Secondo il professor Dolan, per essere felici ci sono cinque regole:

1. Ascoltare un pezzo della propria musica preferita. Il potere della musica è conosciuto da secoli. Non a caso in palestra mettono sempre dosi massicce di tunfi-tunfi.

2. Stare cinque minuti in più con persone che ci piacciono.  Più vibrazioni positive riusciamo a creare, meglio è.

3. Trascorrere del tempo all’aperto. L’aria e il sole fanno benissimo.

4. Aiutare qualcuno. Prendendosi cura di altre persone dimentichiamo per un po’ i nostri problemi. E questo può darci una prospettiva migliore.

5. Fare una nuova esperienza. Anche qui si tratta di cambiare prospettiva. Imparando qualcosa di nuovo, inevitabilmente cambia la nostra visione del mondo, che tende a farsi più completa.

Secondo Dolan, inoltre, spesso avvenimenti che sembrano positivi impattano in realtà impattano in modo negativo sulla nostra vita. Ad esempio una promozione sul lavoro, potrebbe sottrarci ore del nostro tempo, senza contare che nessuno studio scientifico dimostra che chi ha del denaro extra e’ più felice.

Film, “Revolutionary Road”

A cura di Redazione Spettacoli

mendes_revolutionary_roadIl film è disponibile su Amazon.it

Come fare a restituire sul grande schermo l’atmosfera soffocante che annichilisce April e Frank? Ribadendo in ogni momento la fasulla perfezione che li circonda, quella gabbia dorata e mortale che li porta alla rovina. E Sam Mendes lo fa in maniera encomiabile, sfruttando l’alchimia di una coppia iconica del cinema contemporaneo, Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, già protagonisti del cult Titanic.

Anche in questo caso la loro storia d’amore è destinata a naufragare, ma le note si fanno più amare, dolorose. Non è il conflitto sociale a minare le fondamenta del rapporto, ma la resa incondizionata davanti ad una società borghese che li vuole assolutamente conformi alla norma.

Un tempo amanti appassionati e sregolati, ora Frank ed April sono marito e moglie, casalinga con velleità artistiche lei, impiegato lui. Entrambi sentono che qualcosa in quella vita non va, che c’è troppa rassegnazione.

E’ la donna a decidere per il cambiamento, spingendo il marito a trasferirsi con la famiglia a Parigi per ricominciare da capo. Quando l’uomo riceve un’importante promozione, accantona il progetto con sommo dolore della moglie che oltrettutto scopre di aspettare il terzo figlio. Sbalestrata e senza più punti di riferimento la donna cerca in tutti i modi di abortire, ma dovrà pagare un prezzo altissimo.

Come scritto in precedenza Mendes racconta magnificamente il crollo di questi due personaggi, aggrappati ad una ribellione distruttiva che li porterà alla deriva. Tratto dal romanzo di Richard Yates, il film di Mendes è un’agghiacciante discesa negli inferi della normalità e della vita sbagliata. Da vedere.

Cookie Law e WordPress… Se il plugin non funziona.

wordpress_logoQuesto post non c’entra nulla con il resto del sito, almeno in apparenza. In realtà in questo caso ho fatto un passo avanti nel mio lavoro che può essere utile anche ad altri. Quindi lo condivido.

Come forse sapete, è entrata in vigore la Cookie Law, che prevede su ogni sito un’informativa all’utente per fargli sapere che usiamo appunto i cookie, ovvero dei piccoli testi che vengono archiviati nel browser e ci consentono di ricordare le sue scelte (ad esempio le sue preferenze sul colore di fondo del sito). Per noi che ci occupiamo di siti internet è stato uno sforzo non indifferente in termini di di tempo e denaro, e personalmente credo che ci saranno conseguenze sul traffico dei siti. Ma non siamo qui per parlare della legge. C’è, e va rispettata.

Detto questo, lavorando con WordPress può capitare che il plugin più diffuso per mettersi in regola, Cookie Law Info, non ne voglia sapere di funzionare. Dovrebbe mostrare la barra, ma non lo fa. Ci sono diventato matto, e alla fine spippolando su Internet ho trovato il proverbiale uovo di Colombo. Spesso infatti le soluzioni a problemi complessi sono semplici.

Ebbene, ecco quello che ha funzionato per me. Ho disabiltato tutti i plugin, quindi ho riattivato solo Cookie Law. Oplà, problema risolto. A quel punto ho riattivato i plugin uno dopo l’altro, verificando che fosse tutto a posto.

Un esempio di come il metodo galileiano sia ancora validissimo.

Film, “L’uccello dalle piume di cristallo”

Ci sono debutti che segnano indelebilmente la carriera di un artista. Alcuni sono folgoranti, altri non troppo incisivi anche se lasciano intravedere quello che sarà il futuro sviluppo della poetica di un regista. L’esordio di Dario Argento dietro alla macchina da presa con L’uccello dalle piume di cristallo rappresenta già uno spartiacque per l’autore capitolino.
Cinefilo accanito, critico cinematografico, sceneggiatore per Sergio Leone, Argento inizia la sua carriera con un giallo dalle venature horror che anticipa alcuni dei temi a lui più cari, dimostrandone l’incredibile talento registico. Assoldato nel 1969 da Bernardo Bertolucci per adattare per il grande schermo il romanzo La statua che urla di Fredric Brown, Argento modella la storia a sua immagine e somiglianza, mettendo in scena i suoi incubi e le paure recondite.
Sam è uno scrittore che grazie all’interessamento di un amico ornitologo trova un lavoro all’istituto di scienze naturali durante il suo soggiorno romano. Una sera si imbatte nel raccapricciante tentato omicidio nei confronti di una gallerista assalita da un uomo con l’impermeabile. Sam salva la donna, ma le indagini su quel fatto iniziano a tormentarlo, tanto più che ad esso sembra riconducibile una lunga serie di delitti di donne. Quando nel mirino dell’assassino, probabilmente lo stesso che ha tentato di uccidere la gallerista, finisce la fidanzata di Sam, Giulia, l’uomo inizia una caccia al killer.
Se non avete mai visto il film non sveleremo di certo il nome dell’incriminato, sebbene sia stato abbondantemente “spoilerato”. Quello che conta è la capacità con cui Argento, al netto di qualche ingenuità di troppo nella scrittura, sappia condurre lo spettatore in questa realtà inquietante, in cui la violenza più atroce si riversa sulle donne, vittime predestinate della follia omicida maschile. Ma il racconto non sarebbe nulla se non fosse accompagnato da uno stile già molto definito. Argento ama il cinema e ama costruire gli spazi in maniera rigorosa e ricercata, quasi necessari e funzionali a ciò che narra. Imperdibile.

Mi sto espandendo o mi sto riducendo?

via_latteaCàpita a volte di provare la sensazione di diventare progressivamente più piccoli. Le opportunità non mancano mai, ma in qualche modo diventiamo incapaci di vederle. Siamo convinti che non ci sia più niente da fare. Appunto, convinti. Perché in definitiva, a pensarci bene, si tratta di una nostra percezione.

L’insuccesso però, come del resto il successo, non è mai definitivo. Si tratta piuttosto di una specie di ottovolante. Come diceva il Manzoni, tre volte nella polvere, tre volte sull’altar. Oppure Jovanotti: un giorno sembra l’ultimo, un’altro è da impazzire. Le nostre emozioni sono un’altalena, avanti e indietro, su e giù.

Quindi, a quale di questi due stati dovremmo credere? Disperazione o speranza? Personalmente credo che dovremmo sempre essere in espansione. Ovvero: imparare sempre qualcosa di nuovo, diventare più bravi a vedere le opportunità. Essere consapevoli  Si tratta di un esercizio, esattamente come con il sollevamento pesi o il tapis roulant.