La mia prima prefazione…

Quella che segue è la prefazione che ho avuto l’onore di scrivere per il libro di Giancarlo Fornei “Autostima zero”

Quando ho conosciuto Giancarlo Fornei facevamo entrambi un altro mestiere. Io mettevo dischi alla radio e ci parlavo sopra, lui si occupava del marketing e della vendita di spazi pubblicitari. Già allora si vedeva il grande comunicatore e il coach, in primis di se stesso e poi anche dello staff della radio. Tra noi nacque immediatamente un notevole feeling. In seguito, Giancarlo passò al coaching e alla consulenza a tempo pieno, e insieme varammo il suo primo sito, www.giancarlofornei.com.

Erano i tempi pionieristici di Internet, e la comunicazione via web era un po’ un oggetto misterioso. Ma proprio per questo sono stati momenti entusiasmanti, che ci hanno insegnato tantissimo. Un bagaglio di conoscenze che, come spesso capita, ci siamo portati anche nei mestieri che facciamo oggi, sempre legati alla comunicazione: Giancarlo nel coaching, e io nel giornalismo.

La prima volta che sono entrato nello studio di Giancarlo, peraltro, sono rimasto impressionato dal numero di libri – centinaia – presenti sugli scaffali. Ancora più impressionante sapere che li aveva letti tutti, accumulando conoscenze equivalenti a non so quante lauree e quanti master. Non stupisce quindi che il mio carissimo amico venga chiamato in giro per l’Italia come coach di importanti organizzazioni, né che a sua volta sia autore ormai di decine di libri.

In questo libro si parla in particolare di un aspetto importantissimo della comunicazione, quella con noi stessi, e soprattutto della qualità di questa comunicazione, che deve essere la migliore possibile. Quando si raggiunge questo obiettivo si parla di autostima. Ovvero, dell’atteggiamento che ci porta a pensare di avere delle qualità positive che possono aiutarci a migliorare la nostra vita a prescindere dalla situazione in cui ci troviamo in questo momento, per negativa che sia.

Già, perché in definitiva si torna sempre lì, al detto aiutati che il ciel t’aiuta. Insomma, al concetto di respons-abilità, ovvero l’abilità di rispondere, di essere protagonisti della nostra vita. Di agire in prima persona prima di tutto a livello di atteggiamento, prendendo coscienza del fatto che ogni problema, per quanto possa apparire complesso a prima vista, può sempre essere suddiviso in pezzi sempre più piccoli, fino a trovarne qualcuno che possiamo gestire adesso.

Troppo spesso ci dimentichiamo di questo concetto. In genere deleghiamo a un’entità astratta chiamata “mondo” il giudizio su noi stessi. Il punto è che il “mondo” ha altro da fare che confermarci ch siamo bravi e belli. Per carità, può accadere, come no. Ma se fossi in voi non ci conterei troppo. Succede più spesso il contrario. Per motivi che non staremo ad analizzare, è molto più frequente che il “mondo” tenda in genere a farci sentire piccoli piccoli. Ci fa sentire vittime in un ambiente pieno di carnefici.

Ne deriva che dobbiamo essere noi i primi a pensare, come minimo, di non essere poi così male. A non aver paura di sbagliare, perché alla fine quelli che sembrano fallimenti non sono altro che esperienze. E soprattutto, dobbiamo sapere che cosa vogliamo, suddividerlo in passi gestibili, e agire di conseguenza.

Aosta, Maggio 2023

Svegliati!

Ho appena finito di leggere “Come diventare una persona di successo” di Paramhansa Yogananda. Non è il primo suo testo che ho preso in esame, quindi non saprei dire se il clic è scattato in questa occasione. Ma mi è venuto in mente che alla fin fine la filosofia di questo autore, almeno per quanto mi riguarda, si può condensare in una sola parola, un’esortazione: Svegliati!

Tendiamo infatti, anche durante il giorno, a cadere in una specie di sonno. Spesso finiamo per agire seguendo delle abitudini, in uno stato molto simile all”incoscienza. Il che è molto utile per i compiti di routine, ad esempio guidare l’automobile, ma non per capire quale sia il nostro vero scopo nella vita.

Di tanto in tanto, dunque, conviene rammentare che è necessario svegliarsi. Dico di tanto in tanto, non continuamente, perché, almeno nella mia esperienza, non è male lasciare che la mente vada dove vuole. Non fosse altro che per poterne esaminare i contenuti e determinare, quando serve, quali sono utili per la nostra crescita personale.

Ogni tanto, tuttavia, bisogna svegliarsi. Ovvero, prendere in considerazione il dato di fatto che là fuori esiste molto, molto di più di quello che crediamo di sapere e di conoscere.