Stava lí, con l’indice puntato tipo canna di fucile. E in un certo qual modo il colpo era arrivato a segno. per un momento mi sentii completamente smarrito. Ero praticamente certo che sarei morto a breve.
La mia vita era un disastro. Avevo sbagliato tutto, e quando dico tutto intendo veramente tutto. Niente escluso. E fosse soltanto quello. Il punto era che assolutamente irrimediabile. Ero semplicemente condannato.
O no?
Dopotutto, quello che sentivo era appunto questo, una sensazione. Vale a dire, un ‘opinione. Una credenza. Una valutazione basata su quello che era successo. Anzi, a voler essere precisi, su quello che pensavo che fosse successo. Ancora di più: su quello che qualcun altro pensava che fosse successo.
Quindi, non era detto che la mia interpretazione della realtà fosse corretta. E sorge spontanea la domanda: qual è l’interpretazione corretta della realtà? Secondo le mia esperienza la risposta è tutte e nessuna.
Dal momento che il mondo è molto più grande di noi, non possiamo concepirlo nella sua interezza. Possiamo solamente focalizzare alcuni aspetti di esso. Ne deriva che ognuno di noi giudica il mondo secondo la sua esperienza, che è parziale. E che quindi ognuno di noi ha un giudizio diverso della stessa situazione.
Ma se è così, quando un’interpretazione non ci piace ne possiamo sempre scegliere un’altra. E quale ci conviene scegliere? Spesso finiamo per scegliere quella più depotenziante, perché così evitiamo di essere respons-abili. Se ci capita qualcosa che non ci piace, possiamo pensare che la colpa è di Tizio o Caio, o genericamente “del mondo”.
Pensandoci bene, tuttavia, non sarebbe meglio scegliere un’interpretazione più potenziante? Ovvero, una valutazione della realtà che ci fa pensare di poter farei qualcosa?
In apparenza questo sembra faticoso, ma se ci penso bene mi rendo conto che vederla in questo modo costa esattamente tanta fatica quanto sopportare le conseguenze del sentirsi sfigati. Con la differenza che possiamo diventare protagonisti della nostra vita, invece di dipendere sempre da qualcun altro che confermi (o meno) le nostre scelte.
In questo modo, una palata alla volta possiamo riempirci la famosa fossa. Ovvero, ammesso che davvero abbiamo fatto qualcosa di sbagliato, possiamo cominciare a creare le premesse per rimediare.