Il tempo per leggere

Leggere – intendo leggere libri, preferibilmente di carta – è fondamentale. Leggere specialmente cose che escono dal proprio seminato, lo è ancora di più. Tuttavia, oggi come oggi le alternative alla lettura sono moltissime – a partire dalla televisione, in tutte le sue forme, che si sono moltiplicate a dismisura con l’on demand.

Ecco che un atto un tempo assolutamente naturale come la lettura diventa una scelta. Per giunta, una scelta decisamente non banale, perché, dal momento che il flusso temporale è uno, leggere significa non fare moltissime altre cose in quel tempo – rinunciare a televisione, giochi, sesso e tanto tanto altro.

Personalmente, non ho neppure io molto tempo per leggere. E quando capita che ho tempo, spesso non ne ho voglia. Quindi, come possiamo risolvere la questione? Si tratta in buona sostanza di esprimere un’intenzione. Cominciamo a immaginarci intenti a leggere. Immaginandoci più e più volte nell’atto di prendere un libro in mano, finiremo per prenderne in mano uno anche nella realtà.

Al momento in cui questo succede, ecco il successivo ostacolo. Il libro, in genere, ci si presenta come lungo. Ecco un’ottima scusa per lasciar perdere: tutte quelle pagine… Il punto, tuttavia, è che leggiamo una pagina alla volta. Anzi, un paragrafo alla volta, anzi, una frase, una parola alla volta. Quindi, anche in questo caso come per tutte le intenzioni, poniamoci un obiettivo gestibile: non troppo difficile, non troppo facile. Se è troppo difficile, lasceremo perdere. Se è troppo facile, non lo troveremo stimolante e non ci farà crescere.

Un esempio: posso decidere di leggere un numero di pagine che sia al tempo stesso stimolante e fattibile. Quello che conta è che questo numero sblocchi le mie abitudini. Il piccolo successo mi aiuterà a sviluppare i muscoli proattivi. Un altro spunto è quello relativo al tempo. Possiamo decidere, per esempio, di mettere un timer e leggere, diciamo, per un quarto d’ora.

Ottimizzare il tempo della lettura. Altra abilità da acquisire è quella di distrarsi il meno possibile quando leggiamo. Sembra banale come concetto, ma non lo è. Specialmente in questo tempo pieno di stimoli, la distrazione la fa da padrona.

Credo che questa constatazione ci possa essere di grande aiuto. Spesso infatti si rinuncia a leggere perché pensiamo che ci voglia una concentrazione che non possiamo avere quando magari siamo stanchi della giornata. Non è esattamente così. Il trucco, come spesso càpita, è scomporre obiettivi complessi in obiettivi più semplici.

Dunque, non facciamoci prendere dalla fretta di terminare il testo. A seconda della nostra abitudine alla lettura, prendiamo in esame una frase, due o tre al massimo. Quindi fermiamoci per domandarci se abbiamo veramente capito quello che abbiamo letto, o se invece qualche pensiero extra-lettura si è insinuato nel frattempo. Se riteniamo di aver colto il senso del testo, ottimo. Altrimenti facciamo un bel reset, e leggiamo di nuovo. E così via.

Parole malefiche. Un altro incaglio che possiamo trovare nel corso della lettura è una parola che non conosciamo, o non conosciamo come si deve. Accade spesso che il nostro cervello faccia finta di nulla e noi proseguiamo nella lettura fino a renderci conto che nella nostra testa si è formato lo stesso guazzabuglio di prima, che insomma abbiamo perso di vista il senso di quello che stavamo leggendo.

Anche in questo caso è utile tornare indietro, fino a trovare una frase che avevamo assimilato, e da lì ripartire, fino a trovare quella parolina che non conosciamo, o non conosciamo beme. A quel punto, via di dizionario o enciclopedia, cartaceo o online, come preferite. Quello che conta è che quando tornate al testo, lo leggiate come se fosse un raccontino.

Personalmente, con questi due piccoli accorgimenti ho migliorato di parecchio la mia comprensione del testo. E, migliorando quella, migliora anche il nostro rapporto con i testi in generale. Insomma, ci viene più voglia di leggere. Il che ci aiuta ad ampliare i nostri orizzonti e a diventare sempre più Protagonisti della nostra vita.

Dieci Paradossi

Nella sua newsletter settimanale, Andrea Giuliodori di EfficaceMente.com ha rilanciato un post di Mark Manson, in cui il blogger e autore del libro La sottile arte di fare quello che c***o ti pare. elenca dieci paradossi che spesso non teniamo in considerazione, ma che sono molto molto utili per riflettere su alcuni aspetti della nostra esistenza. E allora vediamoli, ciascuno con il mio personalissimo commento.

1. Ciò che ci infastidisce nel comportamento e nell’aspetto degli altri non è altro che il riflesso delle nostre insicurezze e fragilità. Sono sempre più convinto che uno degli scopi più importanti nella nostra vita dovrebbe essere allenarsi a fare in modo che ci siano sempre meno aspetti che abbiano il potere di infastidirci.

2. Non ti puoi fidare delle persone che non si fidano degli altri. Su questo ho una posizione piuttosto articolata. A mio parere, la fiducia o la non fiducia nei confronti degli altri si basa molto su quello che le persone fanno, più che su quello che le persone dicono. E comunque, anche qui dobbiamo sempre tenere presente che meno giudizi definitivi si esprimono, meglio è. Vanno presi in esame i comportamenti, non le persone sul loro complesso.

3. Più cerchi di fare colpo sulle persone, meno le impressionerai, Perfettamente d’accordo. Non dovremmo mai fare alcunché per “fare colpo” su qualcuno. L’unica persona da fare contenta in questo senso dovremmo essere noi stessi.

4. Il fallimento è una condizione necessaria per il successo. Come dice il saggio, chi non fa non falla. Nella nostra cultura che ci vorrebbe sempre vedere aver successo, può sembrare un po’ stramba come affermazione. E il fallimento non piace a nessuno – nemmeno a me, se devo essere sincero fino in fondo. Tuttavia, chi non fallisce mai – e non impara dai propri fallimenti – difficilmente arriverà a combinare qualcosa.

5. Quando una cosa ci spaventa è un chiaro segnale che dobbiamo affrontarla. Questa a mio parere dovremmo tatuarcela nella parte interna della fronte. Che poi, ci mancherebbe altro, spesso anch’io mi dimentico di applicarla. Se ci mettiamo in testa di superare i nostri limiti, la nostra vita si arricchisce continuamente. E’ vero anche il contrario: se ci teniamo le nostre paure, queste tendono a diventare sempre più numerose e sempre più pesanti, e la nostra vita si va impoverendo.

6. Se vivi temendo costantemente la morte, morirai senza aver vissuto veramente. Corollario della precedente. Se non si corrono mai dei rischi calcolati, ci rinchiuderemo sempre di più nella nostra zona di confort, che peraltro tenderà a contrarsi, fino a starsene sempre chiusi in casa. Anche lì, tormentati dall’ansia che il soffitto ci possa crollare in testa

7. Se sei terrorizzato dall’idea di fallire, aumenterai le tue probabilità di fallire. E’ la famosa legge dell’attrazione. Più pensiamo a quello che non vogliamo, più è probabile che succeda. La buona notizia è che la legge funziona anche al contrario: più pensiamo a quello che vogliamo, più è probabile che lo otterremo. Ne deriva che è opportuno allenare la nostra mente a stare su quello che vogliamo, dal momento che non ci viene automatico. Il mondo esterno, per motivi che qui non staremo ad analizzare, tende sempre a terrorizzarci e a metterci in testa immagini catastrofiche. Sta a noi la respons-abilità di gestire la faccenda.

8. Chi è egoista, spesso non riesce a prendersi davvero cura neanche di se stesso. Boom! Un colpo in fronte. Verissimo: l’uomo è un animale sociale, e può prosperare solo in relazione con gli altri. Facendo rete, può trovare soluzioni alle questioni poste dall’esistenza, per il semplice fatto che può trarre profitto dalle esperienze degli altri. Se pensiamo di avere ragione solo noi, avremo meno frecce al nostro arco, e la nostra possibilità di sopravvivenza inevitabilmente si riduce.

9. In un mondo sempre più connesso, ci sentiamo sempre più isolati. Verissimo. Aumentano sempre di più le relazioni superficiali, diminuiscono quelle profonde. Il continuo flusso di messaggi sui vari social è come se “spezzettassero” l’attenzione. Inoltre – altro paradosso – la convinzione di aver tutti a portata di mano ci porta a rinviare a data da destinarsi un eventuale approfondimento della relazione. Con il risultato di cui sopra.

10. Più impari, più ti rendi conto di quanto poco sai di un argomento. Lo scibile è infinito. La nostra mente invece è finita. Questo, lo ammetto, è stato un mio cruccio per lungo tempo prima che cominciassi ad occuparmi di sviluppo personale. Adesso lo vedo come uno stimolo ad usare bene il mio tempo, cercando di focalizzare bene quello che mi interessa imparare, e individuando le fonti dove posso trovare rapidamente le informazioni.