…e dacci oggi la nostra creatività quotidiana

Questo articolo è stato ispirato da “La Pratica” di Seth Godin

La creatività è fondamentale. La natura è creativa. Se siamo creativi, siamo vivi. Se non siamo creativi, siamo morti. Ogni problema può essere risolto con la creatività. La consapevolezza della creatività finisce per identificarsi con la speranza, perché diventiamo consapevoli che qualsiasi situazione, per quanto difficile e intricata sia, ha sempre una soluzione, e magari anche più di una.

Quindi, è utile essere il più spesso possibile in uno stato creativo. Ci sono persone che sono creative per natura, o perché l’ambiente in cui hanno vissuto li ha favoriti nello sviluppare la creatività. Non sempre si danno queste condizioni, ma nonostante ciò questa non può essere una scusa per non coltivare la creatività. Esatto: la creatività può essere sviluppata anche da persone che non sono mai state creative. Come diceva il maestro, non è mai troppo tardi.

Chiaro che, se non avete mai usato quell’attrezzo che è la creatività, all’inizio ci sarà resistenza, anche molta, sia da parte vostra sia da parte del vostro ambiente, a cui fa strano che una persona come voi cominci, per così dire, a uscire dal seminato. Perché è di questo che si tratta. Bisognerà iniziare da piccole cose.

Ad esempio: vi sarebbe piaciuto disegnare, scrivere, cantare, dipingere, studiare fisica quantistica, ma avete lasciato perdere perché il lavoro la famiglia gli impegni? Potete farlo. Basta smettere di pensare che sia una questione di “tutto o niente”. Decidete di prendervi venti-minuti-venti al giorno in cui vi dedicherete a questa passione, letteralmente disseppellendola. Scrivete una-pagina-una di quel romanzo che avete in testa. Leggete un-articolo-uno di Wikipedia sulla fisica quantistica. Andate a comprare tele e pennelli, e cominciate a scarabocchiare. Azioni minime, ma che in un certo qual modo “sappiano” di sblocco.

Questa è la prima mossa, ma naturalmente non basta. Così sono bravi tutti. Ci sono (almeno) altri due trucchi.

Dovete farlo tutti i giorni. Come suol dirsi, la pratica val più della grammatica. La costanza nell’esercitare la creatività è molto più proficua di uno sforzo immane di tanto in tanto. Funziona esattamente come la ginnastica: più ci esercitiamo, più i nostri muscoli si rafforzano. Allo stesso modo nel nostro cervello e nella nostra mente si creano dei nuovi percorsi, che sono appunto quelli legati alla creatività.

Dovete farlo perché vi fa star bene, non perché sperate di ricavarci qualcosa. Che poi, essendo una passione, abbiate la possibilità di eccellere e quindi di ricavarne anche un vantaggio materiale, è certamente una possibilità. Tuttavia, non penserei molto a questo aspetto, che molto probabilmente verrà da solo, senza che lo cerchiate particolarmente. Quando vi accingete alla vostra pratica quotidiana di creatività, fatelo semplicemente perché per voi rappresenta un momento di piacere, in cui vi rigenerate.

Se seguirete questi due piccoli suggerimenti, vedrete che tutti gli aspetti della vostra vita miglioreranno sensibilmente.

Fine del paragrafo.

Affrontare la vita significa essenzialmente sviluppare una sorta di cassetta degli attrezzi. Ogni evento, specialmente quelli “negativi” (cioè, che non ci piacciono), ci invita ad avere nei suoi confronti una re-azione il più possibile vitale. Se riusciamo a prendere le nostre vicende per il verso giusto, ecco che possono accaderci le cose più incredibili, e l’unico risultato possibile sarà che diventeremo sempre più respons-abili.

Per arrivare a costruire la cassetta degli attrezzi, è ovvio che dobbiamo cominciare a disattivare la corsa del criceto. Cioè, dobbiamo creare dei momenti in cui volontariamente premiamo una sorta di tasto “Stop”, applicando una sana perplessità. La Sana Perplessità ci porta a staccarci dalla situazione del momento. Un po’ come quando, scrivendo, si mette un punto e si va a capo.

All’inizio, non succede granché. O per essere precisi, sembra che non succeda un granché. Ed è naturale. Si tratta di sviluppare dei muscoli, esattamente come quando si va in palestra. Soltanto che in questo caso si tratta di muscoli proattivi, ovvero dei muscoli mentali che ci aiutano ad intraprendere azioni vitali. Con il passare del tempo ci renderemo conto che diventiamo sempre più abili a gestire la situazione contingente in modo da renderla sempre più stimolante, interessante e vitale.

Profezie e collassi di funzione d’onda

Ovvero: perché ho smesso di farmi fare le carte, di ascoltare i profeti e (soprattutto) di leggere gli oroscopi.

Leggere nel futuro è una delle ambizioni più sentite del genere umano. Chi si fa fare le carte, chi studia i grafici di borsa, chi cerca di mettere in piedi modelli matematici per le previsioni del tempo. Tutti cercano sicurezze, conferme. Troverò lavoro? Incontrerò la persona della mia vita? Domani pioverà?

L’idea di poter sbirciare l’avvenire è sempre affascinante, e probabilmente è vero che ci sono persone particolarmente abili o ricche di esperienza che possono fare delle valutazioni che si rivelano poi veritiere. Il piccolo particolare, facciamoci caso, è che si rivelano veritiere sempre a posteriori. Vale la pena, secondo me, di soffermarci su questo punto.

C’è stato un periodo in cui anch’io mi sono fatto fare le carte. Andavo da una signora molto compita che abitava nel quartiere della Venezia, nella mia natia Livorno. Il bello di questa signora è che non era molto “scenografica”. Ovvero, quando entravi nel suo studio non trovavi un ambiente stile film horror. La sua era una casa normalissima, e faceva le carte sul tavolino del salotto.

Quindi, già eravamo un po’ al di fuori dallo stereotipo. Altro elemento atipico, era lei stessa ad affermare un principio che secondo me la rendeva una tra le più oneste tra le cartomanti. Diceva che le carte, come del resto gli oroscopi, indicano più che altro una tendenza. Cioè, date delle circostanze, si individua un trend: se continui a fumare, forse ti verrà un tumore ai polmoni. Se spendi come se non ci fosse un domani probabilmente finirai per ritrovarti in miseria.

Di conseguenza, le carte diventavano, come dire, una rappresentazione plastica e allo stesso simbolica della situazione attuale e di una parte di quella che Vadim Zeland chiama “Lo spazio delle varianti”. Già non c’era nulla di determinato e deterministico, solamente delle probabilità e delle tendenze.

Nonostante questo, arrivai ad un certo punto a decidere che avrei lasciato perdere cartomanzia, oroscopi e simili. Il motivo è piuttosto semplice: si rischia di rimanerne condizionati. La fisica, specie quella quantistica, ci dice che la realtà in sé semplicemente non esiste. Quella che noi chiamiamo realtà è una nostra personalissima interpretazione dei segnali che arrivano al nostro cervello, che vengono giudicati secondo le nostre esperienze, le nostre convinzioni e le nostre aspettative.

E’ un fenomeno che ha delle somiglianze con quello che i fisici chiamano “collasso della funzione d’onda”. Ovvero: una particella, finché non viene osservata, non esiste come tale, ma piuttosto come una “nuvola di probabilità”. Al momento dell’osservazione, percepiamo la particella come siamo abituati a pensarla, ovvero come una “pallina”. Ma si tratta appunto di una nostra percezione, di una nostra interpretazione.

Ecco, la cartomanzia, l’oroscopo e le profezie in genere tendono a limitare le possibili interpretazioni della realtà, indirizzandoci in qualche modo verso uno specifico insieme di possibili collassi della funzione d’onda. E’ vero che usando la nostra consapevolezza possiamo bypassare l’interpretazione proposta dal “profeta” di turno. Tuttavia, è molto più vitale lasciare aperte tutte le interpretazioni possibili.

Il modo migliore di usare i ricordi

Nonostante il nostro scopo dovrebbe essere vivere nel qui-ed-ora, a meno che non siamo a livelli di sviluppo personale notevoli, capiterà comunque di svicolare nel passato (ricordi) e nel (possibile) futuro (preoccupazioni). Allora, perché non utilizzare a nostro vantaggio anche questi svicolamenti? Oggi ci occuperemo in particolare di quelli verso il passato, ovvero dei ricordi. Poi magari scriverò anche due righe sulle preoccupazioni.

In genere, chissà come mai, i ricordi ci si presentano sotto forma di ossessioni. Cioè di ricordi di qualità decisamente pessima, che suscitano in noi emozioni depotenzianti e addirittura, in certi casi, paralizzanti. Probabilmente non è una buona idea continuare a rigirarseli nella testa. Almeno, non per continuare a usarli, perdonatemi, come scusa per rimanere nel pantano. Vorrei suggerire un uso alternativo.

I ricordi a mio parere servono principalmente a trarne forza. Abbiamo vissuto una situazione, positiva o negativa che fosse, e ne abbiamo ricavato un’esperienza che ci rende più abili, e di conseguenza rende più ricca e piena la nostra vita. Anche qui, si tratta di fare una scelta, di prendersi la respons-abilità del modo in cui usiamo i ricordi.

Naturalmente, si tratta di allenarsi. Esattamente come si fa in palestra. Se vuoi farti venire la tartaruga, devi allenarti regolarmente. Allo stesso modo, dovrai scegliere consapevolmente, il più spesso possibile, di usare i ricordi nel modo corretto. Cioè, diventare più abile e più forte.