Qualunque soluzione io cerchi alle sfide del quotidiano, evito di chiederla alla mia mente. Intendo per mente quel frullatore di pensieri che si agita e si affatica tutto il giorno dietro a questo e a quello, creando un marasma di cose cose cose che pretendiamo di seguire tutte assieme, e di qui l’idea che la realtà sia un caos che cerca continuamente di aggredirci, di farci sentire piccoli piccoli.
Questo tipo di mente non è capace di risolvere alcunché. Rimane sempre al livello in cui si trova, mentre spesso le soluzioni veramente creative si trovano a un livello superiore, esterno al caos che a volte sembra la vita quotidiana, con i suoi mille e mille e mille stimoli che cercando di tirarci da una parte e dall’altra.
Insomma, una dispersione di energie dalle dimensioni ciclopiche. Spesso capita di ritrovarsi esausti, distrutti, e peraltro con la sensazione di aver fatto tutto, ma proprio tutto, tranne quella che forse era la cosa giusta da fare. Il mondo diventa per noi un posto fatto essenzialmente di smarrimento e disperazione. Oh, quale ingrato destino. Ah, quanto siamo disgraziati. Questo è il mondo della mente.
C’è una via d’uscita da tutto questo? Certo che sì. Non è una via semplice, ma come spesso capita con le vie non semplici è una via molto proficua. Si tratta, come dicono i motivatori anglosassoni, di focalizzarci sulla “big picture”. Ovvero, fare un passo indietro e capire bene chi siamo, cosa vogliamo davvero.
E’ una via difficile da intraprendere, perché la nostra pigrizia mentale ci porta a preferire quello che già abbiamo, piuttosto che capire se è davvero quello che vogliamo. Che poi per carità, possono pure coincidere, ma anche no. Se però ci sentiamo presi in una morsa, è probabile che l’ipotesi buona sia la seconda.
Allora, bisogna fare un passo indietro e vedere la mente come qualcosa al di fuori di noi. Anche cinque minuti al giorno, come se dovessimo fare un esercizio in palestra. Infatti, anche questo è un muscolo che si sviluppa. E’ incredibile quali soluzioni alle nostre sfide vengono fuori quando smettiamo di chiedere soluzioni alla mente ingrippata nel quotidiano e cominciamo a cercarle in quella che possiamo a buon diritto chiamare creatività.