Ritorno alla Causa

Spesso siamo talmente assorbiti dalla routine quotidiana, al “cosa” facciamo, da perdere di vista non solo quello che stiamo facendo, ma “perché” lo facciamo. Ovvero, finiamo per agire non solo senza consapevolezza, ma anche senza scopo. Il che, naturalmente, comporta una frammentazione delle nostre energie. Può capitare così di sentirsi stanchi, disorientati, a volte anche un po’ arrabbiati, senza peraltro che di questa rabbia riusciamo a comprendere il motivo.

Orbene, la rabbia mi sembra proprio il più inutile dei sentimenti. Non so se la pensate come me, ma la mia esperienza mi dice che arrabbiarsi non solo non risolve i problemi ma ci dispone a una vibrazione di scarsa qualità, che a sua volta ci porta a notare (alcuni dicono “attrarre”) solo gli aspetti negativi della nostra situazione. Così, in casi del genere, la cosa migliore da fare sembra proprio tornare al “perché” facciamo quello che facciamo, ovvero alla causa, con la minuscola, oppure alla Causa, con la maiuscola.

Come sempre, non si tratta di un cambiamento che possiamo fare da un giorno all’altro, bensì di un’abitudine da acquisire. Ogni giorno, dedichiamo cinque minuti a chiederci quali sono le nostre motivazioni. Col tempo, esattamente come succede ai muscoli fisici con l’esercizio, svilupperemo i nostri muscoli proattivi, uscendo gradualmente dalla corsa del criceto.

Woop: capire e superare l’ostacolo

Ho trovato molto interessante questo articolo di Dannyz Ipermind. Quando ci poniamo un obiettivo, può darsi che per raggiungerlo dobbiamo superare degli ostacoli, ovvero imparare qualcosa. Spesso questo piccolo dettaglio finisce per sabotare tutto il processo, perché – mica siamo scemi! – vorremmo tutto servito su un piatto d’argento, senza fare alcuno sforzo.

In particolare, l’autore dell’articolo si sofferma sul procedimento proposto dal celeberrimo The Secret di Rhonda Byrne. Ovvero, immagina di aver già raggiunto il tuo obiettivo e lo attrarrai inesorabilmente verso di te.

Ora, non che Dannyz sia completamente negativo riguardo alla Legge d’Attrazione. Ogni metodo che raccomandi di alzare la propria vibrazione e allargare la propria mente e consapevolezza è utile. Tuttavia, ci mostra anche i risultati di uno studio secondo cui chi usa la Legge d’Attrazione finisce per essere mediamente più lontano dalla propria meta.

Questo perché, secondo il concetto per cui “chi s’accontenta gode”, queste persone tendono ad essere soddisfatte della fantasia che si costruiscono, e non sono disposte a superare gli eventuali ostacoli – o meglio le eventuali sfide – che incontrano sul cammino.

Non a caso ho subito scambiato il termine ostacoli con quello ben più motivante di sfide. Un ostacolo è qualcosa che tende a bloccarti, mentre la sfida ti propone di imparare qualcosa, di metterti in gioco, e in buona sostanza, se accettata e vissuta correttamente, ti porta a crescere.

Il processo WOOP, proposto da Dannyz, consiste in quattro fasi : 1. Identificare un desiderio che sia raggiungibile 2. immaginare cosa succederebbe se questo desiderio si realizzasse, 3. individuare il principale ostacolo interno al suo raggiungimento e infine 4. preparare un piano per affrontare tale ostacolo.

In questo modo si aumentano le probabilità di raggiungere la nostra meta. E, male che vada, impariamo qualcosa che ci sarà sicuramente utile nella vita in generale.

Babbo Natale esiste!

Il Vescovo di Noto ha detto di recente ai bambini (dicembre 2021) che Babbo Natale non esiste. Quella che lì per lì sembrerebbe una vera e propria cattiveria nei confronti dei pargoli – e infatti non ha mancato di sollevare polemiche – è naturalmente intesa a sottolineare come il vero significato del Natale non siano tanto i regali e i cenoni ma la celebrazione della nascita di Gesù.

Si tratta insomma di un invito a riflettere sulla necessità della pace e della fratellanza fra gli uomini, piuttosto che dell’ultima versione della Playstation. Che poi ci sta pure quella, ci mancherebbe – ma partiamo prima dal senso profondo di questa ricorrenza. Invito che del resto è arrivato anche da Papa Francesco.

Detto questo, io continuo a credere che Babbo Natale esista. Naturalmente, non lo vedo (più) come il pasciuto vecchietto vestito di rosso. Immagine che fra l’altro, non so se lo sapete, ma è stata inventata quasi di sana pianta da una nota fabbrica di bibite. E nemmeno come San Nicola – il vero santo dispensatore di doni. Babbo Natale, in realtà, lo vediamo tutti i giorni nello specchio.

Pensiamoci un attimo. Quando ci comportiamo da protagonisti, e prendiamo in mano le redini della nostra vita definendo degli obiettivi e un programma per raggiungerli, è un po’ come se scrivessimo una versione 2.0, motivazionale, della letterina al caro vecchietto.

Dopo di che, se vogliamo ricevere davvero i nostri doni, cosa dobbiamo fare? Esatto – comportarci bene. Ovvero, seguire i passi che abbiamo stabilito, lasciare il più possibile da parte i pensieri negativi, sostituirli con pensieri costruttivi, revisionare di tanto in tanto il nostro percorso per capire dove ci sta portando e che cosa abbiamo imparato cammin facendo.

Naturalmente, questo Babbo Natale non ama le persone passive. Ma del resto, anche quello “tradizionale” richiede comportamenti da protagonisti, come decidere di andare bene a scuola, essere buoni con il prossimo e via discorrendo. Alla fin fine, la differenza non è poi così abissale.