Spesso siamo talmente assorbiti dalla routine quotidiana, al “cosa” facciamo, da perdere di vista non solo quello che stiamo facendo, ma “perché” lo facciamo. Ovvero, finiamo per agire non solo senza consapevolezza, ma anche senza scopo. Il che, naturalmente, comporta una frammentazione delle nostre energie. Può capitare così di sentirsi stanchi, disorientati, a volte anche un po’ arrabbiati, senza peraltro che di questa rabbia riusciamo a comprendere il motivo.
Orbene, la rabbia mi sembra proprio il più inutile dei sentimenti. Non so se la pensate come me, ma la mia esperienza mi dice che arrabbiarsi non solo non risolve i problemi ma ci dispone a una vibrazione di scarsa qualità, che a sua volta ci porta a notare (alcuni dicono “attrarre”) solo gli aspetti negativi della nostra situazione. Così, in casi del genere, la cosa migliore da fare sembra proprio tornare al “perché” facciamo quello che facciamo, ovvero alla causa, con la minuscola, oppure alla Causa, con la maiuscola.
Come sempre, non si tratta di un cambiamento che possiamo fare da un giorno all’altro, bensì di un’abitudine da acquisire. Ogni giorno, dedichiamo cinque minuti a chiederci quali sono le nostre motivazioni. Col tempo, esattamente come succede ai muscoli fisici con l’esercizio, svilupperemo i nostri muscoli proattivi, uscendo gradualmente dalla corsa del criceto.