La soluzione è là fuori

Sono sempre più convinto che qualsiasi cosa vogliamo esiste già, ed è soltanto questione di raggiungerla. Allo stesso tempo, mi ritorna sempre in mente la famosa frase di Einstein per la quale un problema non può essere risolto allo stesso livello di pensiero  al quale si è creato. insomma, per tirarsi d’impaccio, e magari imparare qualcosina, è opportuno uscire dalla nostra zona di comfort.

In effetti, la zona di comfort può sembrare allettante. Un bozzolo dove riposare tranquilli, evitando ogni difficoltà. Purtroppo, non funziona esattamente in questo modo. Evitare le difficoltà fa sì che si atrofizzino quelli che Stephen Covey chiamava i nostri muscoli proattivi.

E’ da contare anche che quando pensiamo di non avere soluzioni ai nostri problemi stiamo dando un giudizio, vale a dire stiamo esprimendo un’opinione. Come tali, le opinioni spesso non corrispondono alla realtà.

Quindi, il fatto che non vediamo la soluzione al nostro problema non vuol dire che non ci sia. Anzi, è praticamente sicuro che ci aspetta là fuori. Fuori dalla scatola in cui a volte ci rinchiudiamo.

L’arte di sospendere il giudizio

Troppo spesso ci ritroviamo a giudicare a sproposito. Questo vale in particolare, secondo me, quando viviamo situazioni particolarmente complesse. Non riusciamo a mettere in ordine le sfide che stiamo affrontando, il nostro cerrvello comincia a elaborare un gran numero di possibili scenari, cercando di determinare come andrà a finire la faccenda.

Il che non è un male, in sè. La pianificazione e l’elaborazione di scenari possibili è molto importante. Il problema sorge quando questi scenari diventano catastrofici. Ci avete fatto caso? Siamo molto abili a pensare che le cose andranno “male” (cioè, diversamente da come piace a noi). Ma anche questo non sarebbe un problema. Il punto è che davanti a questi scenari catastrofici tendiamo a sentirci disperati. Ovvero, privi di speranza, anziché respons-abili, cioè capaci di rispondere.

Certo è comodo. Se la catastrofe incombe su di noi, e noi non possiamo farci nulla, mica è colpa nostra. Sarà colpa del destino, o di qualcun altro. Cosa c’entriamo noi?

Il punto è che molto spesso basta credere di poter fare qualcosa perché ci si avvi verso la soluzione del problema. Tuttavia, è difficile crederci perché ce lo impedisce il giudizio che diamo della situazione. Quando sospendiamo il giudizio, rinunciando alla nostra opinione, lasciamo che siano possibili altri esiti. E potremmo rimanere meravigliati dalla quantità di energia, di gioia che si sprigiona.