Astrusario

In questa pagina raccolgo i testi di una rubrica che ho il piacere di curare per la Tgr Valle d’Aosta, andando alla scoperta di parole ormai poco usate. La conoscenza di un maggior numero di parole aggiunge sfumature al nostro pensiero, e in definitiva ci rende più consapevoli, di conseguenza più liberi.

Accrocco, Si tratta di una voce di derivazione centromeridionale, da crocco, che indica un particolare uncino usato per le mattanze. Il significato letterale è quello di un insieme confuso, raffazzonato e disordinato, o di un accozzaglia di oggetti eterogenei. In senso figurato, fa riferimento a un oggetto o un meccanismo instabile e sconnesso, o un lavoro abborracciato, messo insieme alla bell’e meglio.

Acquiescienza. Derivato di acquiescente, a sua volta dal verbo latino acquiescere, ovvero “acconsentire”. Indica un consenso tacito o non pienamente espresso; condiscendenza inerte, o anche remissività: a una decisione o a un’imposizionem o comunque un atteggiamento passivo,. Nel linguaggio giuridco, in particolare nei processi civili, indica un’accettazione espressa o tacita, totale o parziale, della sentenza del giudice.

Adamantino. Aggettivo derivato dal latino adamantinus, a sua volta dal greco ἀδαμάντινος. Indica un oggetto fatto di diamante, o splendente come il diamante. In senso figurato, indica un individuo integerrimo. In gemmologia, designa la lucentezza caratteristica del diamante e di altri minerali. In zoologia, esiste un tipo di rettile che, per la sua corazza, è chiamato crotalo adamantino.

Apodittico. Aggettivo che deriva dal linguaggio filosofico, sinonimo di “evidente, pienamente dimostrativo”. Recentemente, è entrato nel linguaggio politico come sinonimo di inconfutabile o dogmatico. Esiste anche l’avverbio apoditticamente, in maniera apodittica: si può quindi dedurre, dimostrare, affermare apoditticamente o pronunciare apoditticamente un giudizio.

Ammennicolo. Esistente anche nella forma letteraria amminìcolo. Si tratta di un sostantivo maschile, derivante dal latino adminicŭlum, che significa «sostegno». Il significato più utilizzato nell’italiano odierno è quello di accessorio, generalmente di poco conto. Ne esistono però altri due, poco usati. Il primo è quello di pretesto o cavillo. Il secondo è quello di aggiunta, specialmente se di piccola importanza, a oggetti o situazioni di qualsiasi tipo.

Armeggiare. Derivato dal sostantivo arma. Il significato principale di questo verbo è quello di maneggiare le armi, combattere, o anche realizzare spettacoli che hanno come oggetto il maneggio di armi. Esiste anche un significato figurato, in cui il verbo diventa sinonimo di dimenarsi, agitarsi, annaspare, oppure di rovistare in un luogo o comunque affaccendarsi, sovente senza grandi risultati. Può anche riferirsi alla preparazione di piani complicati e talvolta malevoli. In questo caso diventa sinonimo di intrigare o macchinare.

Atavico. Si tratta di un aggettvo derivato dal latino atăvus, antenato. Indica qualcosa che deriva dagli antenati, dai progenitori, specialmente se lontani nel tempo. Si parla ad esempio di istinto atavico. In biologia, si definisce atavico un carattere ereditario che riappare in un individuo dopo essere stato assente per più generazioni. Esiste anche l’avverbio atavicamente. I principali sinonimi sono ancestrale, avito, primigenio, primordiale.

Cilestrino. Aggettivo derivato da cilestro, che a sua volta deriva dal latino caelestis, così come il più comune aggettivo celeste. Indica un colore simile a quello che normalmente assume il cielo privo di nuvole in una giornata serena, quindi una sfumatura chiara dell’azzurro. Nel registto poetico si parla così per esempio di acque cilestrine o di occhi cilestrini. Nel campo delle stoffe, indica in generale il colore celeste con riflessi che virano verso il grigio.

Coartare. Deriva dal corrispondente verbo latino, a sua volta composto dal prefisso co- e dall’aggettivo “artus”, stretto. In senso letterale è sinonimo di restringere, comprimere. Nel linguaggio recente viene usato nel senso figurato che lo rende equivalente a forzare o costringere. Viene usato anche il participio passato coartato, per indicare una persona che è stata costretta fisicamente o moralmente.

Diatrìba, o più correttamente dïàtriba. Indica una conversazione o conferenza di contenuto filosofico diretta a un pubblico più vasto rispetto alla scuola filosofica più propriamente detta. Può anche definire uno scritto o un discorso, generalmente di una certa lunghezza e di tono polemico. Per estensione, nel linguaggio familiare, può indicare un rimprovero di lunghezza eccessiva o una discussione inutile.

Esacerbare. Verbo che deriva dal latino exacerbare, e vale rendere più acerbo, e quindi in senso figurato aggravare, inasprire. Si può quindi esacerbare un male, una pena, un dolore, rendendoli più acuti, più intensi. Esiste anche una versione intransitiva di questo verbo. Così le persone possono esacerbarsi, ovvero inasprirsi o esasperarsi.

Esecrabile. Aggettivo che deriva dal latino exsecrabĭlis, ovvero che merita di essere messo all’indice, che suscita ripugnanza o sgomento, deprecabile. Si parla così di sacrilegio, bestemmia, delitto esecrabile. Per estensione, questo aggettivo diventa sinonimo di condannabile, riprovevole e talvolta di pessimo, come quando si parla di un’opera d’arte o di una persona esecrabile.

Geremiade. Sostantivo femminile derivato dal francese jérémiade, a sua volta dal nome del profeta Geremia, autore della parte della Bibbia nota come Libro delle lamentazioni. Geremiade viene dunque ad indicare un piagnisteo, o un discorso dai toni lamentosi e fastidiosi, una riflessione triste e prolissa, dai toni pesantemente moraleggianti, specie per quanto riguarda prospettive future.

Gherminella. Sostantivo femminile, forse derivato dal verbo ghermire. Il significato originale indica un gioco di abilità che consiste nel far sparire e riapparire una cordicella dentro e fuori da una bacchetta. Oggi si usa soltanto il senso figurato, che indica un inganno compiuto con sveltezza e astuzia oppure, con attenuazione del significato, diventa sinonimo di birichinata, specialmente se commessa da bambini o ragazzi.

Inciprignire. Si tratta di una parola di etimo incerto, che nel registro letterario o regionale è sinonimo di irritarsi, riferito alle ferite. In senso figurato, una persona si inciprignisce quando si adira o diventa di cattivo umore. Esiste anche il participio passato, inciprignito, che significa irritato, sia in senso letterale che in senso figurato, sia riferito alle ferite che all’umore delle persone.

Longanime. Aggettivo derivante dal tardo latino tardo longanĭmis, composto di longus «lungo» e anĭmus «animo». Indica una persona o comportamento che denota animo generoso e comprensivo, incline al perdono e all’indulgenza. Si può così parlare di un giudice longanime, così come si può sopportare qualcosa o qualcuno con longanime pazienza, Può essere sinomino di paziente, fiducioso e tollerante.

Ludibrio. Sostantivo maschile che deriva dal latino ludibrium, a sua volta dal verbo ludĕre, che significa schernire, farsi beffe di qualcuno. Vale quindi scherno o derisione, specialmente se oltraggiosa. In particolare, si usa questo termine nell’espressione “esporre al pubblico ludibrio”. Si possono usare espressioni esclamative come “che ludibrio!” riferendosi a cose o situazioni particolarmente brutte, indecorose o antiestetiche.

Maramaldo. Sostantivo che indica una persona malvagia che ama infierire sui deboli e gli sconfitti. Deriva dal nome di un personaggio storico, il capitano di ventura Fabrizio Maramaldo, che nel 1530, nella battaglia di Gavinana uccise crudelmente il condottiero avversario Francesco Ferrucci, già gravemente ferito. Secondo la tradizione, il Ferrucci apostrofò Maramaldo con una battuta rimasta celebre: “Vile, tu uccidi un uomo morto”.

Neghittóso. Si tratta di un aggettivo derivato dal latino neglectus, che ha dato origine anche all’italiano “negletto”. Indica una persona che si comporta in modo negligente nei confronti dei propri doveri. E’ quindi sinonimo di inoperoso, pigro, accidioso, infingardo, sfaticato, svogliato, sfaccendato, ozioso, poltrone,. Esiste anche l’avverbio. neghittosaménte, che significa oziosamente, pigramente, in modo indolente.

Obnubilare o onnubilare, verbo che deriva dall’omonimo tardo latino, a sua volta composto di ob- e nubilare, cioè essere nuvoloso. Il significato letterale, cioè quello di annuvolare, è divenuto meno usato di quello figurato, di annebbiare, offuscare, ottenebrare (la vista, la coscienza, i sensi). Si utilizza anche il participio passato obnubilato. Si parla così di persone che hanno la mente obnubilata o il cervello obnubilato.

Piaggerìa. Sostantivo femminile derivato dal verbo piaggiare, nel suo significato figurato che lo rende sinonimo di barcamenarsi. La piaggeria e quindi un comportamento, o un atteggiamento abituale, d’adulazione, di lusinga nei confronti di qualcuno, in particolare con lo scopo di ottenere favori.

Quisquilia. Si tratta di un sostantivo femminile derivante dal latino quisquiliae, che significava “immondizia”. Nell’italiano odierno, quisquilia ha attualmente ha due significati principali. Il più usato ai giorni nostri è sinonimo di minuzia o inezia, cosa o dettaglio non importante. Si può quindi discutere di quisquilie; litigare per quisquilie; perdersi in quisquilie. Il secondo significato, meno usato, è sinonimo di imperfezione o impurità.

Sesquipedale. Aggettivo che deriva dal latino sesquipedalis, che significa “lungo un piede e mezzo”. In senso letterale indica un tipo di mattoni, con lato appunto di un piede e mezzo, in uso presso gli antichi romani. In senso figurato, nella poetica indica una parola che nel verso occupa un piede e mezzo e quindi, per estensione, si definiscono sesquipedali parole o anche discorsi che tendono ad essere eccessivamente lunghi e ampollosi.

Sfrontato. Si tratta di un aggettivo, derivato dal sostantivo fronte. Si dice di persona che dice e fa cose di cui si dovrebbe vergognare, senza alcuna vergogna, ritegno o pudore. Può anche riferirsi a un comportamento o atteggiamento, eccessivo, sfacciato. Esistono anche il diminutivo, sfrontatèllo e il peggiorativo sfrontatàccio, così come l’avverbio sfrontatamente.

Trasecolare. Verbo intransitivo derivato dal sostantivo “secolo”, attraverso l’espressione, oggi non più in uso “esser fuori del secolo”, che significa “aver perduto l’intelletto”. Trasecolare, quindi, viene a significare. essere fuori di sé per lo stupore o la grande meraviglia. Viene utilizzato per lo più in espressioni enfatiche, spesso scherzose. Si usa anche il participio passato, trasecolato, che può venire utilizzato come aggettivo. Possiamo infatti essere, restare, o apparire trasecolati.

Usbergo. Sostantivo maschile derivato dal provenzale ausbere, a sua volta dal francone halsberg, che significa “riparo per il collo”. Indica un’armatura a maglie metalliche usata nel medioevo per riparare appunto il collo e il busto. In letteratura questo termine può indicare una corazza o armatura in genere. In senso figurato, invece, può significare difesa o protezione.⁣

Zizzania . Si tratta di una pianta graminacea, il cui nome scientifico è Lolium temulentum, nota per la parabola narrata nel vangelo secondo Matteo, che è solita infestare i campi di cereali. Da qui, in senso figurato, l’espressione mettere zizzania, ovvero provocare volutamente liti e contrasti. Indica anche un senso più ampio un genere di piante graminacee, di cui la più importante è la zizania acquatica, particolarmente diffusa negli Stati Uniti Orientali.