La vita è sogno, o i sogni aiutano a vivere?

calderon-de-la-barcaSe, come dice il poeta, la vita è sogno,  ne deriva che possiamo svegliarci. In altre parole, la ‘situazione’ in cui viviamo è una nostra interpretazione. Nella nostra testa, mettiamo insieme i segnali che ci arrivano dall’esterno e giudichiamo, giudichiamo, giudichiamo… Ma i nostro giudizio è realtà, o sogno? Ovvero, qualcosa di reale, o qualcosa che ci inventiamo, né più né meno che come succede quando sogniamo?

Chi ci dice che il nostro giudizio sia corretto? E qual è il giudizio corretto? Esiste la possibilità di dare un giudizio assoluto, definitivo sulla realtà che ci circonda? O non è piuttosto che ogni situazione cambia a seconda del punto di vista e dell’opinione che ce ne formiamo, o addirittura dall’umore con cui ci siamo svegliati la mattina?

Non è per caso che ci conviene svegliarci quando il “sogno” diventa depotenziante? Cioè, quando ci inchioda in una sorta di cerchio? Non che il cerchio sia negativo in sé. Va benissimo quando ci dà soddisfazione. Se invece ci fa stare male, allora perché rimanerci? Cominciamo a pensare: Svegliati! Svegliati!. 

Può sembrare semplice. E lo è. Richiede soltanto un po’ di pratica. Poco a poco troveremo delle soluzioni alle quali, mentre dormivamo, non avremmo neanche osato pensare.

Lettura consigliata: Pedro Calderon de la Barca, La vita è sogno

Un pensiero riguardo “La vita è sogno, o i sogni aiutano a vivere?

  1. Ritengo che la vita non sia un sogno ma che sicuramente i sogni aiutano a vivere.
    Chi può dire però se la valutazione che si dà agli eventi sia corrispondente alla realtà o se invece il giudizio che si dà a quanto ci accade non sia il frutto di una valutazione soggettiva e quindi potenzialmente errata? È necessario quindi cambiare punto di osservazione, spostare l’obiettivo verso un’altra immagine. Talvolta l’ osservazione periferica consente alla nostra fantasia di dare libero sfogo alla nostra creatività. Talvolta siamo immersi in un mondo che abbiamo già visto, immagini che ci appartengono irrazionalmente ma che proprio per questo sono impossibili da valutare. Noi siamo ciò che siamo perché abbiamo costruito nel tempo infinite particelle di noi stessi, le abbiamo ritagliate facendole aderire alla nostra personalità. Noi siamo esattamente l’immagine che ci siamo costruiti.
    In questa continua ed esasperata ricerca delle nostre prerogative talvolta perdiamo di vista il quotidiano. Ciò che è semplice deve rimanere semplice, il trasformismo stoico degli eventi non deve indurci a pensieri che siano rappresentativi di un futuro colmo di insidie ma deve darci almeno l’illusione di avere tutto sotto controllo.

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