Monopoli per millennials

Arriva una sorta di reboot anche uno dei giochi più classici del mondo, il Monopoli (o Monopoly, come viene commercializzato attualmente). Hasbro ha infatti annunciato una versione pensata per i Millennials, che notoriamente hanno un pessimo rapporto con il denaro.

Monopoly for Millennials sarà incentrato più sull’ accumulo di esperienze che di denaro.  Ad esempio, Parco della Vittoria è diventato un “Festival musicale di tre giorni”. Ironica la confezione, dove Mr. Monopoly si fa un selfie, e il motto  “Dimenticate il mercato immobiliare, tanto non potete permettervelo”.

E’ bene precisare che Monopoly for Millennials non sostituirà il gioco originale. Fa solo parte delle ormai tantissime versioni alternative che Hasbro produce ogni anno. La differenza sta nel ribaltamento del senso del gioco, in linea con la filosofia un po’ new age secondo la quale le esperienze e la conoscenza del mondo valgono più del denaro.

Idea che mi trova completamente d’accordo.Più si impara, più possibilità abbiamo di cavarcela nella vita. Con il denaro o senza. 

Il giornalismo radiofonico su Internet

Quella che segue è la ‘tesina’ presentata in occasione del mio esame orale da giornalista professionista. 

 

Per la radio, Internet significa la possibilità di superare due limiti: quello dello spazio e del tempo. Grazie alla rete le trasmissioni possono (a) essere ascoltate ovunque nel mondo (b) archiviate in modo da poter essere accessibili in qualunque momento da milioni di persone. Infine, non è da trascurare la possibilità di interagire con gli ascoltatori con forum e chat.

Nel primo caso si supera il limite dello spazio. Anche la più ‘piccola’ delle radio può raggiungere qualunque punto del pianeta. Nel secondo caso si supera un limite temporale. Le trasmissioni possono non essere organizzate secondo un palinsesto. O per meglio dire, ogni ascoltatore può creare il proprio. Infine, nel terzo caso si supera quasi del tutto la distanza tra mezzo e fruitore, potendo vedere in tempo reale la sua reazione, e volendo, si può sapere esattamente quante persone ci stanno ascoltando. Si può anche arrivare a conoscere il nostro pubblico individuo per individuo. Il che tra l’altro, come ci insegnano i fondamenti del marketing, serve a confezionare meglio il prodotto.

Questi concetti sono applicabili a qualunque tipo di trasmissione radiofonica, e in particolare ai contenuti informativi, dei quali ci occuperemo nel seguito.

Il caso più semplice nel trasferimento dei contenuti radiofonici su internet è la trasmissione digitale (streaming) dello stesso segnale che viene trasmesso via etere o via cavo. Anche qui la Rete importa un valore aggiunto, che è la possibilità di aggiungere altri contenuti. Il più banale sono informazioni sul programma che si sta ascoltando in quel momento (Titolo, conduttore, link al form che permette all’ascoltatore di intervenire in trasmissione…). Nella pagina in cui è incorporato il plugin che materialmente porta il suono al pc, può essere inserito qualunque tipo di contenuto, dalla pubblicità a link che portano ad altri programmi o altre pagine Internet. Tuttavia il palinsesto rimane quello deciso dall’emittente, senza alcuna possibilità di controllo da parte dell’ascoltatore.

Dove invece si compie il passaggio dal lineare al non lineare è nel cosiddetto ‘on-demand’. L’ascoltatore può scegliere quando ascoltare un determinato programma, e quel che conta non accetta passivamente ‘quel che passa il convento’, ma va a cercare autonomamente il contenuto. Senza contare che nell’on-demand possono trovare posto tematiche che le logiche del palinsesto costringono a tagliar fuori. Si possono quindi realizzare degli approfondimenti, o anche dei contenuti prodotti dall’emittente, ma completamente avulsi dalla normale programmazione. E magari centrati su una particolare nicchia, che nel canale radiofonico tradizionale non troverebbe spazio.

Dal punto di vista dell’informazione si può andare dal mettere online l’ultima edizione del notiziario (ciò che già viene fatto da emittenti come Rai, Radio 24, Rtl 1025…) al pubblicare i file audio a corredo del testo delle notizie (es AudioNews.it, realizzato dall’Agenzia Area), al realizzare, come si diceva, servizi ad hoc. Questa sembra essere la strada meno battuta, anche da agenzie come ad esempio l’AdnKronos che a suo tempo, ben prima dell’avvento di Internet (1990-92) realizzava speciali che venivano distribuiti su audiocassette alle emittenti radiofoniche. Questa attività invece non è stata ripresa al momento della creazione del sito.

Si privilegia l’archivio audio delle trasmissioni andate in onda sul canale radiofonico tradizionale, magari organizzate in modo da rendere agevole la loro ricerca. Ad esempio la Rai, ma solo, al momento, per le trasmissioni di intrattenimento, peraltro private dei brani musicali, per via dei diritti Siae. Oppure Radio 24, che mette a disposizione l’intero archivio, a volte però con ritardi anche notevoli per quanto riguarda l’aggiornamento.

Le prospettive future sembrano positive per l’informazione di taglio radiofonico. La tendenza infatti è quella di creare dispositivi che renderanno la Rete sempre più portatile. L’IPhone creato da Apple va in questa direzione. Avremo dei telefoni cellulari che somiglieranno sempre più alle vecchie radioline a transistor, con in più l’indubbio vantaggio di potersi collegare ad Internet e immagazzinare i files, che possono essere riascoltati, organizzati e a volte anche editati secondo le esigenze dell’utente.

Sarà questo, probabilmente, il vero salto di qualità per l’informazione radiofonica sulla rete, perchè il web diventerà pervasivo come oggi lo è radio, potendo raggiungere l’utente praticamente in ogni luogo e in ogni momento. A quel punto bisognerà ripensare elementi come il taglio delle notizie, che diventeranno sempre più concise per l’utente “always on”, mentre si potrà pensare a qualcosa di più ampio per chi comunque vuole sentire gli approfondimenti anche mentre si trova nella metro.

Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro giornalistico, la creazione di contenuti audio per Internet non dovrebbe portare particolari cambiamenti. Già da tempo nelle redazioni radiofoniche si lavora “in rete”, usando programmi come Burli che consentono di creare archivi di notizie da lavorare poi in locale sulla macchina del redattore e di nuovo messe in condivisione. Di certo il redattore dovrà acquisire quelle nozioni di base sul Web che gli consentano di “caricare” i contenuti, oppure sviluppare metodiche che gli consentano di relazionarsi con la figura che è incaricata di farlo.

Settembre 2007