Quando ci sentiamo spossati e/o disperati è perché la nostra mente si è ristretta, e non vede altre possibilità che quelle che ci fanno soffrire. Possiamo dire che ci troviamo in una situazione statica, che ci rinchiude in una sorta di circolo chiuso.
Il circolo chiuso è quello che chiamiamo tecnicamente di-sperazione, cioè la cessazione della speranza. Riteniamo che il nostro problema non abbia soluzione.
Si tratta in realtà di un’opinione. Come sempre, non esiste una realtà oggettiva, ma soltanto quella che creiamo nella nostra mente mettendo insieme dei dati in modo più o meno raffazzonato e imperfetto.
E’ una situazione molto comoda, perché ci de-responsabilizza, cioè ci toglie di dosso la respons-abilità. Non è colpa nostra se le cose vanno “male” (cioè, diversamente da come vogliamo noi). E’ colpa “loro”, o del “mondo”. Quindi, a noi non resta altro da fare che lamentarci e puntare il dito.
Molto economico dal punto di vista dell’energia. Peccato che così facendo le nostre possibilità si riducono sempre di più, perché non esercitiamo i nostri muscoli proattivi, che come tutti i muscoli non esercitati tendono ad atrofizzarsi.
Quando siamo in una condizione dinamica è tutto un altro paio di maniche. Non c’è più spazio per la di-sperazione, perché la nostra mente si allarga e comprendiamo che per ogni “problema” (situazione che non ci piace) ci sono infinite soluzioni, di cui alcune semplicemente geniali.
Entrare in una condizione dinamica è, come tutto il resto, una questione di allenamento. Cominciare da piccolissime cose e cambiare abitudini in modo progressivo. Metodo poco in voga oggi come oggi, dal momento che viviamo nell’epoca del “facile e veloce”.
Entrare in uno stato dinamico è invece un lavoro che tendenzialmente è destinato a durare tutta la vita. Forse per questo la maggior parte delle persone abbandona ben presto il campo, non vedendo risultati immediati.