Deporre il fardello

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Spesso le nostre energie se ne vanno disperse per motivi che non hanno niente a che vedere con la nostra crescita personale, e se vogliamo neanche con la realtà. Rimorsi e sensi di colpa per il passato, sensazione di inadeguatezza per il presente, preoccupazioni per il futuro. Dei veri e propri pesi, dei fardelli, frutto esclusivamente delle nostre opinioni, e che peraltro continuiamo a portarci appresso.

I motivi di questa nostra abitudine sono molteplici. Uno su tutti, questi fardelli ci aiutano a scaricare sul “mondo” la nostra respons-abilità. Io sono fatto così, non posso farci nulla e tutti i miei problemi derivano da qualcosa “là fuori”. Un “là fuori” che però se ci pensiamo bene non esiste. Il “mondo”, infatti, è in larga parte frutto della nostra percezione.

Ne deriva che possiamo deporre i nostri fardelli. Ovvero, possiamo decidere di lasciar cadere quel senso di colpa, quel senso di inadeguatezza, quella preoccupazione. Ogni volta che sentiamo un peso, visualizziamoci nell’atto di lasciarlo andare a terra.

Naturalmente, si tratta come sempre di allenarsi, di acquisire questa abitudine, che con il tempo diventerà automatica e libererà una notevole quantità di energie che potremo usare per scopi ben più vitali e costruttivi.

Che fare quando ti senti stanco

Di Leo Babauta, www.zenhabits.net. Traduzione di David Di Luca. Testo originale a seguire.

Ultimamente ho notato che molti sono esauriti a causa della loro vita – delle sfide che si trovano davanti, del loro carico di lavoro, dell’ansia nel mondo che li circonda, e di molto altro.

Conto di scrivere presto una guida più estesa su come raggiungere una condizione di rinnovata resilienza. Per il momento, vorrei condividere le pratiche che utilizzo quando non mi sento in gran condizione di fare alcunché.

  1. Prima di tutto, osservo che semplicemente oggi non gira. Mi piacerebbe prendere la vita per le corna e fare un sacco di cose, ma semplicemente non è giornata. Sono stanco ed esaurito.
  2. Poi mi chiedo: “Che cosa posso fare per prendermi cura di me stesso?” Può trattarsi di fare un sonnellino, prenderrmi un giorno di pausa, sbrigare compiti un po’ più leggeri, saltare il mio allenamento quotidiano, meditare, fare una passeggiata, farmi un bagno, bere una tazza di te, parlare con un amico, ascoltare della musica, guardare un po’ di tv spazzatura, mangiare un po’ di cioccolato fondente, concedermi un po’ d’amore per me stesso.
  3. Mi piace mettere energia nel tempo libero. Questo significa che, invece di sentirmi in colpa, lo vedo come un modo di amare me stesso e per rimettermi in carreggiata.

Assaporo il tempo che dedico al mio riposo. Creo spazio, e lo sento come qualcosa di delizioso. Mi crogiolo in questa spaziosità, in questo amore.

  1. Poi mi chiedo: “c’è qualcosa che posso fare con le mie capacità limitate?” Se sono esausto, potrei però avere ancora le forze per fare qualche piccola cosa. Se davvero voglio allenarmi, posso fare una breve passeggiata, o nuotare per un breve tratto. Se c’è del lavoro da sbrigare, potrei portarne avanti giusto un po’.

Posso fare qualche piccola cosa, e posso farla con calma e agio. Non devo per forza mettermi pressione. Posso respirare, e associare un senso di relax e tranquillità ad ogni cosa che faccio. Posso abbassare le mie aspettative, lasciar andare ogni giudizio su ciò che dovrei fare, lasciar andare ogni ansia, e semplicemente entrare nella Modalità Facile.

  1. Infine mi chiedo: “Che cosa posso fare per arrivare dove mi piacerebbe essere?” Forse ci vorrà un giorno, una settimana, un mese o anche di più, a seconda delle sfide che stiamo affrontando in quel momento. Generalmente, per me bastano un giorno o due, ma conosco persone che affrontano sfide impegnative dal punto di vista della salute. Per loro, non si sa quanto tempo sarà necessario. Di certo, sappiamo che si tratta di una sfida a lungo termine.

Per quanto tempo possa servire, vale sempre la pena porsi questa domanda: cosa mi serve per arrivare dove vorrei essere? Forse ho bisogno di dormire meglio, di fare più attività fisica, di introdurre nel mio corpo più cibi integrali ricchi di fibre. Forse serve meditare, fare qualche passeggiata per riflettere, tenere un diaro, iniziare una terapia o ingaggiare un coach, iniziare a seguire un programma di trattamento, andare dal medico.

Infine faccio il passo più piccolo possibile in quella direzione. Con un basso livello di energia non posso fare tutto … Ma posso iniziare. Qualunque sia il mio livello di capacità, fare un passo in quella direzione rappresenta già la perfezione. Non ho bisogno di grandi capacità per tendere a nutrire la cura e l’amore per me stesso. Uso qualsiasi livello di capacità a mia disposizione..

A volte semplicemente non abbiamo molto. E questa situazione può essere perfetta per oggi. Questo non significa che debba essere così anche domani. Tuttavia, in questo stato di bassa energia, possiamo ancora scorgere la bellezza?

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What to Do When You’re Feeling Drained
BY LEO BABAUTA
Lately I’ve noticed a lot of people are feeling drained by life — the challenges they’re facing, their workloads, the anxiety of the world around them, and more.

Someday soon I’ll write a longer guide to how to get yourself to a place of renewed resilience … but for today, I’d like to share how I practice when I just don’t feel much of a capacity to do anything.

  1. First, I notice that I just don’t have it today. I’d like to crush life and get a ton of crap done, but today isn’t the day. I’m drained, depleted.
  2. Then I ask: “What do I need to do to take care of myself?” That might mean taking a nap, taking a day off, doing a lighter workload, skipping my workout for today, meditating, going for a walk, taking a bath, drinking a cup of tea, talking to a friend, listening to music, watching some trashy television, eating a little dark chocolate, giving myself love.
  3. I like to empower the time off. That means, instead of feeling bad about it — I see it as a way to love myself and get myself back where I’d like to be.

I savor the rest time. Create the space, and experience it as delicious. Bask in the spaciousness, in the love.

  1. Next, I ask: “Is there anything I’d like to do with my limited capacity?” If I’m drained, I might still have it in me to do a little. If I really want to exercise, I can go for a short walk, or an easy swim. If I have work that needs doing, maybe I can just do a little.

I can do a little, and do it slowly and easily. I don’t have to push myself hard. I can breathe, and bring a sense of relaxation and ease to everything I do. Lower my expectations of myself, let go of whatever I think I should be doing, let go of any pressure. And just do things on Easy Mode.

  1. Finally I ask: “What do I need to do to get myself to where I’d like to be?” Maybe it will take a day, a week, a month, or more, depending on what you’re facing in life. For me, it usually only takes a day or two, but I know people facing huge health challenges, and how long it’ll take them is completely unknown, except that we know they’re in for the long haul.

However long it takes, the question might still be worth asking — what do I need to do to get myself to where I’d like to be? Maybe I need to start sleeping better, start exercising more, start putting more whole foods high in fiber into my body. Maybe meditate, go for reflective walks, journal, get therapy or a coach, join a treatment program, go to a doctor.

Then I take the smallest step in that direction. With low energy, I can’t get it all done … but I can start. Whatever my capacity is to take a step in that direction is perfect — I don’t need to have a huge capacity to move towards self-care, self-love, and nourishment. I use whatever capacity is available to me.

Sometimes we just don’t have much. This might just be the perfect place to be today. That doesn’t mean we’ll be there tomorrow. But in this place of drained energy, can we still find beauty?

Riempire il vuoto esistenziale

Questo post,  colto al volo sui social,  mi ispira più di qualche riflessione. La prima è fondamentalmente una domanda: ce lo ordina il dottore,  il vuoto esistenziale?  Ma prima ancora: cosa significa esattamente questa espressione?

Proviamo a fare un ragionamento: per me,  vuoto esistenziale significa essenzialmente non avere più una direzione,  aver perso il contatto con i nostri valori,  ovvero quelli che per noi sono gli aspetti più importanti della vita,  quelli che rappresentano la nostra mission.

Provare la sensazione di vuoto esistenziale significa insomma non sapere,  o aver dimenticato,  qual è il nostro scopo nella vita. C’è anche una sottile sfumatura in questo stato danimo,  un retropensiero del tipo: questo scopo nella vita me lo dovrebbe dare “il mondo”. E se non ho uno scopo,  è “il mondo”  il colpevole.  Quindi sono autorizzato a mettere il broncio.

Qui,  a mio parere,  casca l’asino.  Perché in definitiva lo scopo del “mondo”  è quello di funzionare secondo le proprie leggi. Certamente,  non si preoccupa più di tanto di farci sapere qual è la nostra mission. Quella,  sapevatelo,  rientra nel concetto di respons-abilità.  Ovvero,  la nostra capacità di rispondere a quello che ci circonda e ci succede.