Quando sono incerto su come procedere in una data situazione, trovo molto proficuo impegnarmi a lasciare le cose così come stanno. Si tratta in buona sostanza dello sviluppo di quella che ho imparato a chiamare Sana Perplessità.
Sviluppare un atteggiamento del genere può sembrare semplice, ma non lo è poi così tanto. Tanto per cominciare, viviamo in una società che, per motivi che qui non stiamo ad analizzare, ci spinge a fare, fare, fare e volere, volere, volere. Il che, si badi, non è negativo in sé. Volere e fare sono anzi i pilastri della nostra crescita personale, e perfino spirituale. Il problema sorge al momento in cui non siamo noi a dirigere questo volere e questo fare.
Può capitare infatti che il nostro volere e fare sia eterodiretto, cioè guidato da qualcun altro (o qualcos’altro). In effetti, se non abbiamo sviluppato un progetto coerente per la nostra vita, è facile che finiamo dentro il progetto di qualcun altro. Il che ci può anche andar bene, come no. Succede che i nostri obiettivi coincidano in pieno con quelli di questo qualcun altro. Resta il fatto che bisogna stare ben attenti a non abdicare alla nostra respons-abilità. E qui può essere utile una periodica Revisione della Routine.
Facendoci di tanto in tanto due domande fondamentali, cioè: 1.Che cosa stiamo facendo 2. Perché lo stiamo facendo? cominceremo a distinguere tra le opinioni e i fatti, tra i giudizi e ciò che effettivamente è. A prima vista, infatti, la Revisione della Routine può sembrare a sua volta un giudizio, ma si tratta in effetti di un primo passo per scardinare le nostre abitudini di pensiero e rendere più oggettive le situazioni che stiamo vivendo.