Il detto “aiutati che il ciel t’aiuta” ha un suo senso ben preciso dal punto di vista dello sviluppo personale. Disperarsi è facile. Applicare un vettore di buona volontà è invece difficile, ma molto, molto, più proficuo.
Disperarsi è facile. Che ci vuole a disperarsi? Basta guardarsi un po’ in giro, è tutta una disperazione. Là fuori è pieno di gente che si dispera. Ovvero, che ha una marea montante di problemi ai quali apparentemente non c’è soluzione alcuna. Molto poetico e molto romantico. Tuttavia, raramente è vero. Il punto è che disperarsi ci solleva (rieccola!) dalla respons-abilità, dall’abilità di rispondere. Insomma, dalla fatica di prendere il problema e suddividerlo fino a trovare un sottoproblema che possiamo gestire. Naaaa, troppo difficile. Molto meglio trovare qualcuno da poter additare come “colpevole”. Sono loro che mi creano delle difficoltà. Cosa posso farci io? Che vita di merda! E andrà sempre peggio!
Vettori di buona volontà. Lasciamo perdere la definizione matematica di vettore, e usiamone una più intuitiva. Il vettore è una freccia che indica uno spostamento da un punto a un altro. E’ la raffigurazione del movimento, della dinamica che è opportuno utilizzare se vogliamo uscire dalla disperazione. Disperarsi, infatti, si configura come una situazione statica, o quantomeno come un girare in cerchio che, per definizione, nel migliore dei casi non ci porta da nessuna parte., nel peggiore diventa una spirale verso il basso.
Se invece decidiamo di spostarci verso situazioni vitali, che ci portano cioè ad incrementare e allargare le nostre possibilità, ecco che la cosa cambia, e di parecchio. La spirale infatti, in questo caso, comincia a puntare verso l’alto. Il tempo a nostra disposizione da quantitativo si trasforma in qualitativo, cioè, guardiamo più alla qualità che alla quantità di quello che abbiamo e che riusciamo a fare. Ci tiriamo fuori dalla disperazione, lasciamo perdere quindi quello che è accaduto finora, e ci mettiamo sul sentiero della buona volontà, dell’infinita possibilità.
Questa decisione non è facile, ma è molto proficua, e soprattutto può essere allenata esattamente come si fa con un muscolo. All’inizio, se non siamo granchè pratici, può essere applicata alle piccole seccature quotidiane. Anziché tirar giù madonne, stacchiamoci dalla seccatura, e inseriamola in un disegno più grande, quello di vivere la nostra vita al massimo del potenziale.