Il perfezionismo, ovvero la pretesa che tutto vada secondo le proprie aspettative, spesso fa più danni della grandine.
Certo, è cosa buona e giusta avere degli obiettivi. E anche perseguirli con una certa determinazione, in modo da uscire dalla nostra zona di comfort.
Il problema, a mio parere, sorge quando ci dimentichiamo che il fallimento non esiste. Quando pensiamo che stiamo fallendo, in realtà siamo in una fase di apprendimento. Stiamo imparando.
Spesso non tolleriamo queste lezioni. Vorremmo che il raggiungimento delle nostre mete fosse lineare e senza inciampi. Il che non è possibile. E, se accadesse, non avremo imparato quello che serve. Se per caso raggiungiamo ciò che vogliamo, siamo soggetti a perderlo facilmente perché non sappiamo come mantenerlo
Il perfezionismo, poi, è nemico giurato della flessibilità, ovvero la capacità di trovare leve positive in qualsiasi situazione. Pretendiamo che le cose vadano in una certa maniera, e solo in quella.
Dal momento che l’esito favorevole è uno solo, e quelli possibili sono molti, ecco che abbiamo più possibilità di essere delusi che di essere soddisfatti.
Se invece riusciamo ad avere quel tot di flessibilità necessario per trasformare i “fallimenti” in esperienze, ecco che aumentiamo di parecchio le nostre possibilità di riuscita.