A cura della Redazione Spettacoli
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Ha sconvolto la critica all’ultimo Festival di Venezia con Sangue del mio sangue, chiaro segno che Marco Bellocchio non abbia alcuna intenzione di produrre opere pacificanti e semplici, ma ami anche sperimentare e percorrere territori sconosciuti. Già nel 2012, sempre al Lido e sempre in concorso, spiazzò tutti con Bella addormentata, ricostruzione non cronachistica del caso di Eluana Englaro. Un’opera, questa, discontinua e non perfetta, seppur magistralmente diretta.
Tanti i protagonisti: un senatore (Toni Servillo) prova a dirimersi tra la sua coscienza laica, che gli impone di votare contro la legge sull’alimentazione assistita e la crisi della figlia (Alba Rohrwacher), attivista del movimento per la vita.
La ragazza è innamorata di Roberto (Michele Riondino), il cui fratello, un giovane affetto da disturbi mentali, è invece schierato con il fronte laico. Nel frattempo una famosa attrice (Isabelle Huppert), molto credente, vede nella tragedia di Eluana la stessa sofferenza della figlia. Infine Rossa (Maya Sansa) è una tossicodipendente che cerca di suicidarsi e si scontra con un giovane medico (Piergiorgio Bellocchio).
Film politico per la riflessione che opera su un argomento delicato come il fine vita, Bella addormentata propone temi cari a Bellocchio (la violenza della famiglia, la riflessione sulla religione e sulla malattia mentale), e nonostante la presenza di sequenze molto belle, non riesce a colpire nel profondo, come se l’autore piacentino avesse esaurito la sua capacità di rappresentare in maniera nuova la realtà e fosse alla ricerca di altro.